Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Saffire "From Ashes To Fire" (Inner Wound Recordings)
Per Chi Ascolta: Rainbow, Black Sabbath, Whitesnake in chiave heavy metal Victor Olsson (ch) e Dino Zuzic (tast) suonavano in una funk band, ma nel 2006 decisero di fare qualcosa di diverso e di più heavy e, pertanto, formarono i Saffire cui, nel corso del tempo, si unirono Magnus Carlsson (bs), Anton Roos (bt) e Tobias Jansson (vc). Suonando nei club di Gothenburg, il quintetto si costruì una buona fama di live-band con una base di fans in continua crescita e dopo aver registrato tre demo fra il 2007 ed il 2011, si convinsero di avere sufficiente materiale per registrare un disco ed eccoci allora col loro debut-cd "From Ashes To Fire", missato da Fredrik Nordström ed Henrik Udd at Studio Fredman (At The Gates, In Flames, Hammerfall) e masterizzatdo da Jens Bogren (Symphony X, Opeth, Kreator), con l'artwork ad opera di Anders Fästader (H.E.A.T., Hardcore Superstar, The Poodles). Ovviamente ciò che a noi interessa è la qualità delle composizioni e delle performances vocali/strumentali ed in questo senso la band possiede caratteri distintivi peculiari che li differenziano parzialmente dalle altre bands concorrenti in ambito heavy rock. Se, infatti, si possono cogliere passaggi e tratti derivati da giganti dei '70s come Rainbow e Black Sabbath, un pizzico di gigioneria tipica del prog rock di quegli stessi anni, il tutto assemblato in un heavy metal che non diventa mai oppressivo o fine a sè stesso in quanto vi è una buona ricerca della melodia (sia nelle parti vocali che in quelle strumentali) e sapienti aperture su spazi più ampi. Un buon paradigma di quanto appena descritto è "Freedom Call", nella quale troverete tutto quanto ho appena descritto nei suoi sei minuti. La loro biografia parla anche della loro ammirazione verso i Whitesnake ed ecco infatti il Serpente Bianco omaggiato fra le pieghe di "End Of The World", tempo medio che può essere parzialmente accostato anche ai Badlands. I fans più accaniti delle bands citate si divertiranno a scoprire i riferimenti ai singoli acts che i Saffire includono nel songwriting senza cadere mai nella tentazione del plagio o della mera scopiazzatura e questo è sicuramente un vantaggio loro ascrivibile. Non vinceranno la palma degli artisti più innovatori e nemmeno quella di miglior cover-band dell'anno, ma i Saffire sono abili ed intelligenti codificatori di certo hard rock e prog rock anni settanta, il tutto riproposto con sonorità attuali, consentendo all'ascoltatore di arrivare in fondo ai sessanta minuti del disco senza annoiarsi e senza cadere nella tentazione di saltare una canzone il che, a mio parere, è un ottimo risultato.
Momento D'Estasi: Magnolia, Freedom Call, Modus Vivendi (stupenda!), Stormy Waters Pelo Nell'Uovo: The Betrayer's Fate
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