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Recensione: Stef Burns "Roots & Wings"

Stef Burns "Roots & Wings"

(Ultratempo/distr. Self)

Per Chi Ascolta: Rock dalle forti tinte blues

Ascoltare un album di Stef Burns è come abbandonarsi alla visione di un caleidoscopio musicale dal quale scaturiscono come per magia suoni sempre nuovi e vivide emozioni. Il songwriting di Roots & Wings è infatti multidirezionale e aperto a differenti influenze e contaminazioni. Se il blues rock costituisce la base principale del suo background artistico,il chitarrista statunitense ha il pregio di costruire su di essa, con una spontaneità a tratti disarmante, un'esplosione di melodie che vanno dai Beatles all'A.O.R., dall'hard rock più viscerale ad accenni di funk trascinante. Conosciuto principalmente come chitarrista in seno alla band di Vasco Rossi ma con una solida reputazione fondata sulla collaborazione con artisti del calibro di Alice Cooper, Y&T e, non per ultimo, Huey Lewis and the news, Burns si rivela con la sua terza prova solista un compositore poliedrico. La sua chitarra anzichè soffermarsi su virtuosismi sterili e autoreferenziali riesce a comunicare la spiccata sensibilità di un artista che ripone un'attenzione e una cura minuziosa negli arrangiamenti.La prova di Stef dietro il microfono risulta molto convincente, tanto che la sua voce ispirata e spesso supportata da cori eterei e avvolgenti si sposa con eleganza naturale con le diverse anime che caratterizzano questo disco. Il groove irresisitibile del singolo "What Doesn't Kill Us", posta come traccia d'apertura, irrompe con il suo incedere ritmato per poi sfociare in un efficace ritornello mentre la successiva Something Beautiful arricchita da un gustoso assolo centrale cattura fin dal primo ascolto per il forte appeal radiofonico che sprigiona. Il delicato tocco di Stef esprime tutta la sua classe in "Sky Angel" e nella jazzata "Us", i due pezzi strumentali che costituiscono l'oasi intimista dell'album, un luogo incantato all'interno del quale si viene dolcemente cullati, tra l'energia giocosa di canzoni dalla forte impronta rock ("Miracle Days" dal mood quasi Bonjoviano nell'impostazione vocale e l'ammiccante title track, ruffiana quanto basta nel suo crescendo melodico) e deliziose ballate semiacustiche (la delicata "Home Again" accompagnata dai violini e l'avvincente "Patience",straordinario mélange tra il più ispirato McCartney e i Queen,forse l'apice del disco per armonie create e passionalità profusa). I temi trattati parlano in genenerale di coraggio nell'affrontare le paure quotidiane con la consapevolezza che dagli errori commessi nel passato si può solo imparare e diventare più forti,un invito a vivere appieno la vita senza attendere passivamennte ciò che accadrà, nel bene o nel male. Il titolo stesso dell'album lascia pensare al volo e al contempo a mantenere ben salde le proprie radici che possono essere rappresentate da famiglia e amici, ma puo' anche riferirsi alla volontà di sperimentazione partendo comunque dalla preservazione delle proprie origini musicali. Registrato tra Italia,Olanda e Stati Uniti,Roots & Wings vede Burns accompagnato da una sezione ritmica di tutto rispetto formata dal duo Roberto Tiranti (Labyrinth,New Trolls) al basso e cori e Juan van Emmerloot alla batteria con la partecipazione del tastierista Fabio Valdemarin e alcuni ospiti di fama quali Alberto Rocchetti,tastierista di Vasco Rossi, e il bassista Faso di Elio e Le Storie Tese.Un ottimo disco per freschezza e ispirazione,adatto sia ai palati più fini ed esigenti in fatto di chitarra che agli amanti della buona musica rock in generale.


 

Cosa Funziona: groove e tanta melodia

Cosa Serve: continuare sulla strada intrapresa