Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


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Recensione: Ian James Stewart "Junk DNA"

Ian James Stewart "Junk DNA"

(Dangerous Dog)

Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop

Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista. Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole. L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore. Di ben diverso tenore la successiva "Big White Monkey" con le sue sonorità Southern Rock assolate e torride che vengono stemperate nel morbido e sicuro pop/rock "One More Time" che deve molto a cantautori statunitensi come Jackson Browne o Tom Petty, mentre "Path Of Lightening" prende queste influenze e le mescola coi Dire Straits senza dimenarsi troppo. "Charlie Parker" gioca col jazz raffinato da locale notturno e "So Far So Good", ricco di cori e spazi dilatati, non sarebbe dispiaciuta ad un Bruce Hornsby. La durata media dei singoli brani è sopra i cinque/sei minuti e il target di ascoltatori è di persone adulte, abituate a farsi cullare dai performers, a farsi trasportare verso lidi lontani, ad apprezzare le finezze strumentali sparse con generosità da Stewart che da tempo desiderava cimentarsi con una simile operazione lontata dagli schemi più familiari degli Strangeways. Operazione riuscita!


 

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