Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


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Recensione: Sven Larsson "Bad Mad Man"

Sven Larsson "Bad Mad Man"

(Avenue Of Allies / Frontiers)

Per Chi Ascolta: AOR, Fusion, elegante musica di classe

Il chitarrista e cantante Sven ha iniziato la sua carriera da musicista sul finire degli anni '90 registrando quattro albums coi progsters Galleon e due coi buonissimi Xinema (che al tempo vi presentai su Flash formato cartaceo), accasandosi nel 2000 coi melodic rockers Street Talk per il loro secondo disco "Transition" e partecipando a quattro loro albums, compilation inclusa. Nel 2010 Larsson trovò il tempo per incidere e pubblicare il suo primo album solista "Sunlight And Shadow" (Avenue Of Allies) che, come l'attuale "Bad Mad Man", è lungi dall'essere una tipica valvola di sfogo per chitarristi frustrati e mostrava un compositore dedito alla realizzazione di canzoni strutturate come tali e non imperniate sullo sfoggio di abilità alla sei-corde. Da allora e sino ad oggi il musicisita svedese ha suonato in studio per i Coastland Ride e per Lionville, Sapphire Eyes e Charming Grace (di cui vi parlerò molto presto essendo prossima la loro uscita discografica) ed ha allestito nuovi brani per il suo secondo album solista accompagnato da Fredrik Bergh (tast), Björn Lodmark (bs), Christian Johansson (bt) e Göran Edman (vc), suoi colleghi negli Street Talk che già lo avevano aiutato nel precedente capitolo come fece il cantante Thomas Eriksson nuovamente presente, mentre Anders Åhlund debutta su due tracce, Ulf Pettersson e Göran Fors dei Galleon fanno una loro comparsa. Dati i trascorsi artistici di Sven e considerate le sue ampie vedute musicali, era lecito aspettarsi una conferma della varietà di stili affrontati e tale aspettativa non va delusa, supportata da una qualità compositiva ed esecutiva di notevole spessore, scomodando con successo paragoni importanti col sublime Eric Johnson e con l'estroso Jeff Beck in diversi tratti del suo guitar-playing. La partenza con "Dance The Night Away" è da cultori dell'AOR/Westcoast con suoni languidi su un ritmo incalzante, fini arrangiamenti ed un Larsson che si dimostra anche valido cantante; "Sin City" verte verso l'hard rock europeo e Edman stende la sua classe su di esso che contrasta moltissimo con le atmosfere sognanti e semi-progressive di "How Could It Come To This", per nuovamente sorprenderci con una title-track dura e secca con licks alla Jeff Beck. Fra fusion e light-rock si collocano la dolce "Forever You & Me" e la strumentale "Green Unit" (bel duello chitarra/synth), fra e dopo le quali si alternano "Missing Link" e "Look The Ghost In The Eyes" più incline ad afromi progressive (anche se la seconda racchiude molti riferimenti jazz). La romantica "The House Upon The Hill", il prog-AOR di "Castle Of Mine" (cantata da Åhlund) e lo struggente strumentale "Welcome To My Island" sigillano con grazia e talento un disco perfettamente realizzato ed interpretato che, temo, resterà gelosamente apprezzato solo da una eletta (e pavento ristretta) schiera di intenditori i quali non si lasceranno sfuggire questo prezioso scrigno.


 

Momento D'Estasi: non si segnalano momenti di debolezza

Pelo Nell'Uovo: non otterrà il successo che si merita (spero vivamente essere smentito)