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Recensione: Thunder Tribe "War Chant"

Thunder Tribe "War Chant"

(Nightmare Records)

Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti

Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records. L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce. La power ballad "Say Goodbye" filtra la lezione pop dei Beatles attraverso un mix di cemento armato e l'effetto finale è meritevole di nota e menzione. Anche "The Light" ha un inizio (piuttosto) delicato con begli arpeggi di chitarra per esplodere dopo un paio di minuti in una esuberante cavalcata con tanto di doppia cassa, presto domata per tornare ad un passo più calmo e sofferto. "War Chant" (la canzone) è un doloroso e metallico lamento da un nativo indiano per i nativi indiani che non spinge mai più di tanto il piede sull'acceleratore, ma a questo rimedia "Believe" che alla sua maniera richiama i King Diamond per neanche tre minuti di gran cattiveria, riffs ed assoli in gran quantità con uno screamer che gioca al 'call and respond'. A questo punto "Watching It Burn" sembra quasi orecchiabile, pur restando nei confini del puro e canoni heavy metal statunitense vecchio stampo, ma la vera sorpresa arriva con "Above The Blue", un brano deliziosamente blues ed acustico, forse incluso nella tracklist per dar modo a Michael Duncan di sfoggiare la sua brava versatilità vocale e ai chitarristi la loro parte più sensibile. In ogni caso il riscontro è, per me, positivo. Con "Echoes Of A New Day" la band rientra nel proprio percorso originario fatto di cambi di tempo, intarsi derivato dal prog (sia rock che metal), tanta e tanta potenza trattata con rispetto e intelligenza, mentre "Fly" si apre a suoni dai sapori orietaleggianti e aperti, lasciandoci liberi di 'volare' con la nostra mente dove ci porta il momento. La conclusiva "It's A Lie" è metal imbastardito con la psichedelia degli anni sessanta ed il rock dei '70s, talora sembrando i primi Cheap Trick, poi i Pearl Jam, poi i Boston, poi... scoprite da soli le tante sfacettature ottimamente amalgamate da un combo che non mira ad una soddisfazione immediata quanto effimera, ma a dare cibo per le orecchie e la mente per tanto tempo ancora. Strumentisti di primo livello e ben affiatati, composizioni mai banali, un cantante che all'occorrenza sa essere uno screamer spietato. A me sta (assai) bene così!


 

Massima Allerta: potrei dire senza problemi tutto l'album

Pelo Nell'Uovo: ci sarà, ma al momento non lo vedo