Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Tragik "Hunger"

Tragik "Hunger"

(Phil Vincent)

Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock

Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D'Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux. "Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo. E proprio a proposito di questo, ecco giungere i dodici minuti di "Eye In The Sky", brano suddiviso in quattro segmenti, il primo dei quali è un'overture seguita da un tempo medio la cui porzione solista è sorretta da tastiere e cori sui quali D'Ercole rilascia un eccellente assolo; il terzo è più commerciale e veloce con suoni di synth anni ottanta; la quarta parte rallenta nuovamente il ritmo ed assume contorni più maturi e blues, ricordando nelle parti vocali sia i Beatles che i Cheap Trick, ed ancora una volta un ottimo e lungo assolo di chitarra risulta essere la classica ciliegina su una torta di suo prelibata (non un capolavoro, ben inteso, ma assai pregevole e ben costruita). "I Will Remember" rispolvera i Foreigner anni ottanta, quindi un AOR ricco di tastiere e melodie vocali, mentre "For You" abbraccia sonorità acustiche e pop, un piacevole diversivo prima di imboccare nuovamente il sentiero AOR con "No Tomorrow" dal feeling radiofonico tipicamente americano che contrasta parecchio con le sonorità dark e heavy di "This Is How It Has To Be", brano che al sottoscritto è piaciuto meno di altre canzoni del cd. Le ultime note spettano a "Til The End Of Time", altro momento acustico che mescola Extreme e Boston e un bell'assolo di chitarra, costante quest'ultima di tutte le canzoni di "Hunger", qualunque sia il musicista che ne risulta l'autore. In definitiva un buon cd di hard rock melodico con piacevoli e inaspettate variazioni sul tema e sarebbe ora che il mondo si accorgesse su più ampia scala della bontà della musica di Phil Vincent.


 

Massima Allerta: Giving Up, Eye In The Sky su tutte

Pelo Nell'Uovo: This Is How It Has To Be, un pò sottotono a mio parere