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Recensione: Tristania “Darkest White”

Tristania "Darkest White"

(Napalm/Audioglobe)


Per Chi Ascolta: gothic metal, Moonspell, Tiamat

A quasi due anni di distanza dal discreto "Rubicon", vero spartiacque tra i vecchi Tristania di Vibeke e quelli attuali di Mariangela Demurtas, la band ritorna con "Darkest White", che segna un'ulteriore evoluzione nel sound. A seconda dei vostri gusti la potrete vedere in negativo o in positivo, per quanto mi riguarda la cosa è ambivalente. Da amante del gothic di metà anni '90, traboccante di archi, tastiere, voci angeliche, pizzi, merletti e chi più ne ha, più ne metta, ho parzialmente gradito la svolta dei Tristania. Hanno scelto uno stile più scarno, diretto, violento, cupo con l'eliminazione quasi totale delle tastiere. La melodia è affidata alla voce di Mariangela e a momenti più acustici. Sin dall'opener "Number" ci si rende conto di quanto sia forte l'influenza del metal più estremo su questa release; i riff sono di chiara marca black e le vocals affidate ad Anders, il growler del gruppo. Mary e le clean vocals maschili compaiono nel ritornello in un efficace mix. "Darkest White" sarà già nota ai fan dato che è stata scelta come preview e non a caso secondo me. Si tratta dei pezzi in cui sono assenti le vocals femminili, e l'alternanza tra melodia e cattiveria è affidata a Kjetil e Anders su un tappeto di chitarre affilate e lontane tastiere di sottofondo (una delle loro rare apparizioni in questo lavoro). Segue "Himmelfall", dall'intro martellante che porta a calde vocals maschili che mi hanno ricordato chiaramente Moonspell e Tiamat. In generale, la mia impressione è che pur rimanendo nell'ambito del gothic, i Tristania abbiano deviato verso la corrente meno adorna del genere più che verso lo stile barocco che li ha caratterizzati alle origini. Il pezzo in question ha una vena inquietante, una teatralità diversa ma comunque apprezzabile. Anche in questo caso a Mariangela è affidato il ritornello. Tra le mie preferite spicca "Requiem", in cui finalmente Mary ha un ruolo più centrale e duetta efficacemente con Kjetil. Il ritornello credo sia la cosa migliore del cd, epico e emozionante. Bello anche il bridge che sfocia in un momento di una violenza inaudita nel resto della canzone. Insomma, traccia ben costruita e varia. In "Diagnosis", forse le strofe sono più deboli a favore di un ritornello più interessante ed un finale di chiara marca doom, a rimarcare ancora come sia stato il metal più oscuro a ispirare questo album. Diversa dal resto è "Lavender", l'episodio ballad che in un album che si rispetti non manca mai. Anche se si tratta di power ballad, con abbondante presenza di chitarre che danno al pezzo un'atmosfera epica più che dolce o romantica. In "Cypher" si coglie uno stile orientaleggiante che man mano si scioglie in un finale con una potente coda di chitarra che riprende l'inizio di "Arteries" . Le chitarre sono di chiara stampo death/thrash e chiudono l'album. "Darkest White" è un album più che buono, che potrà essere meno apprezzato o molto apprezzato a seconda dei gusti di chi lo ascolterà, ma cercare tracce dei Tristania che furono è impresa impossibile.


 

Momento D'Estasi: "Requiem" è una traccia che riascolterò con piacere.

Colpo Di Sonno: si sarà capito che avrei voluto più tastiere.