Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
|
Vengeance "Piece Of Cake" (Steamhammer / SPV)
Per Chi Ascolta: Bonfire, Accept, Fair Warning, Pretty Maids, UDO, VENGEANCE Gli olandesi Vengeance sono annoverati fra i veterani dell'hard rock/heavy metal europeo, essendo in circolazione dal 1984 e avendo da allora pubblicato undici albums, i primi quattro dei quali (sino all'ottimo "Arabia" del 1989) con Arjen Lucassen alla chitarra. A dispetto della caparbietà, questa band non è mai riuscita ad ottenere l'attenzione ed i riconoscimenti meritati, ma questo "POC" potrebbe dopo tanti anni ribaltare le sorti, grazie anche all'innesto del ventunenne chitarrista Timo Somers, figlio di Jan (membro della band) scomparso per un infarto nel 2011, che conferisce al tradizionale suono dei Vengeance una ventata di sana contemporaneità, oltre a dimostrarsi un bravissimo esecutore. Il disco parte subito a razzo con "World Arena", puro heavy metal europeo sublimato dalla ruvida ed aspra ugola dell'originale singer Leon Goewie che domina un brano monolitico e trascinante, caratterizzato da un refrain anthemico. "Tears From The Moon" rallenta il passo e discrete tastiere conferiscono profondità ad un brano dai toni drammatici di qualità ben superiore alla miriade di canzoni assimilabili nella stessa categoria, un momento che mi ha ricordato i Lion di Kal Swan nel loro momento migliore. "Raintime" accelera nuovamente il ritmo ed offre godibilissimi frammenti heavy rock melodico su un impianto sonoro distruttivo che mostra il fianco per uno strabordante assolo di Timo, mentre "Sandman" è un malvagio mid-tempo che evoca la magia dei primi Dio con uno screamer over-the-top quale si dimostra Leon e l'ennesimo assolo devastante di chitarra, ma tutto sommato non è fra i momenti migliori. "Back To Square One" mostra il lato più soft e sofferto dei Vengeance con una profonda anima blues che avrebbe fatto felice Gary Moore e Timo deve sentirsi orgoglioso di come ha trattato le sue parti chitarristiche. Si sente che anche Leon, pur non rinunciando a straziate urla che possono ricordare il primo Ian Gillan (sono comunque diversissimi, ok?), ha fatto proprio il mood del brano e ne è partecipe al 100%. "Headquake" riprende toni melodic heavy rock che mi hanno riportato alla mente di Bow Wow di "Beat Of Metal Motion", ma non riesco ad entrare in sintonia con la sequenza strofa-ritornello che mi risulta poco convincente. A dispetto del titolo, "Train" procede piuttosto pacata e l'unica sua parte che mi ha convinto è (tanto per cambiare) il bruciante assolo di chitarra, ma la qualità si risolleva notevolmente con la groovy "Mirrors" dal piglio più modern metal, mentre la title-track è più accattivante e ruffiana, svolgendo a sufficienza il proprio compito di intrattenere con un sorriso. Le ultime note spettano agli oltre sei minuti di "Goodbye Mother Sky", brano dall'intenso sapore epico che cresce col passare dei minuti, richiamando al proprio interno anche echi dei Led Zeppelin. Molto ben prodotto da Michael Voss (Mad Max, Casanova), i Vengeance festeggiano il 30° anniversario di attività con un disco di buon livello medio, un indomito Leon al microfono, una solida e rocciosa sezione ritmica formata da Barend Courbois (bs - Blind Guardian, Biss, Michael Lee Firkins, Ian Parry, Casanova, etc) e Hans in 't Zand (bt - Mad Max, Steve Fister, Bangalore Choir, Vengeance, Chinawhite, Parris, Cooper Inc., etc), oltre alla rivelazione (per me) Timo Somers.
Massima Allerta: World Arena, Tears From The Moon, Goodbye Mother Sky e Back To Square One Pelo Nell'Uovo: Train, Sandman e Headquake sotto tono
|
|||
|
||||
|