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RECENSIONE: VIRGIN STEELE “Age Of Consent (reissue)”

Virgin Steele “Age Of Consent (reissue)”

(SPV)


Per Chi Ascolta: Barbaric romantic metal

Uscito per la prima volta nel 1988, osteggiato dalla casa discografica che impose una track-list differente con l'intento di strizzare l'occhio al metal melodico in voga all'epoca, “Age Of Consent” è senza dubbio uno dei capolavori della band di David De Feis. Già oggetto di ristampa nel corso degli anni, eccolo nuovamente nei negozi arricchito da un ricco booklet e da un cd bonus di sette canzoni. “Age Of Consent” prosegue il discorso intrapreso con il precedente “Noble Savage”, che impose sulla scena il metal a tinte sinfoniche della band americana. Si parte quindi all'arrembaggio con “The Burning Of Rome” (Cry For Pompeii), dove la forza metallica ben si amalgama ad eleganti riff di tastiera. Da qui l'album è capace di inanellare una serie di brani spettacolari come la cavalcata poderosa di “Lion In Winter” o quella più raffinata di “On The Wings Of The Night”. Non manca un sound più ruvido, espresso dalla veloce “Let It Roar” o dalla lunga e cadenzata “Serpent's Kiss”. Dicevamo del metal melodico in voga all'epoca soprattutto negli USA, e anche da questo punto di vista i Virgin Steele si difendono bene, con le atmosfere sognanti di “Tragedy”, la ballad alla Bon Jovi “Cry Forever”, o l'hard rock sbarazzino di “Seventeen”. Queste le tracce salienti di un disco che sicuramente non delude metallari di ogni epoca ed età. A corredo un secondo cd con episodi in parte già editi, come la cover dei Priest “Screaming For Vengeance” e la veloce e un po' grezza “The Curse”. Tra le novità, trascurabile “Breach Of Lease”, imperdibile invece “A Changeling Dawn”, praticamente “Noble Savage” in versione acustica, con la voce di De Feis che danza tra le note del pianoforte. Atmosfere simili per gli “Under The Graveyard Moon” e “Down By The River”, entrambi pezzi lenti capaci di esprimere pathos e sentimento e che per produzione e stile ricordano i Virgin Steele dei due “Marriage”.