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RECENSIONE: Visions Of Atlantis "Maria Magdalena"

Visions Of Atlantis "Maria Magdalena"

(Nalpalm/Audioglobe)


Per Chi Ascolta: Symphonic metal, Nightwish, Rhapsody of Fire

A pochi mesi dalla release del loro ultimo full-length “Delta”, gli austriaci Visions of Atlantis rilasciano il nuovo EP “Maria Magdalena” con alla voce il nuovo acquisto, la greca Maxi Nil e lo storico vocalist Mario Planck. Per quanto abbia apprezzato i lavori precedenti, specie “Trinity” con Melissa Ferlaak dietro al microfono, questa ultima fatica non riesce a convincermi totalmente. Si apre con la title-track, metal melodico abbastanza scontato, nel ritornello i due intrecciano le loro voci, ma nonostante gli sforzi il pezzo non riesce a decollare.
Manca lo spunto che lo sollevi dalla sufficienza del compitino svolto, ma con poca voglia. “Melancholia” si apre all'insegna della pioggia, del pianoforte e della voce di Mario che dà poi sfogo alle chitarre. Si alternano un break tipicamente symphonic ad un altro che molto deve al power; tutto ben eseguito, ma manca lo spunto che faccia brillare la canzone e la porti ad un altro livello. “Distant Shores” ha una linea vocale graziosa, ariosa che purtroppo poggia su uno scheletro musicale abbastanza inconsistente. In questo caso la performance di Maxi salva la situazione.
Uno dei classici della band è “Last Shut of Your Eyes” dal loro secondo album “Cast Away” (2004), con Nicole Bogner, prima vocalist della band. In questo EP ci viene riproposto (con una produzione migliore) e l'ellenica sostituisce il suo stile moderno alla voce lirica originale. Il risultato è discreto, anche se non sono state apportate sostanziali modifiche all'arrangiamento. Come si dice? Dulcis in fundo. L'ultimo pezzo, “Beyond Horizon” è diverso dal resto: atmosferico, con leggere influenze elettroniche, delicato. Maxi stupisce per capacità vocali e ci si chiede se sia stata utilizzata in maniera appropriata nel resto di “Maria Magdalena”. Veramente notevole. Il grosso problema del metal sinfonico declinato al femminile al momento credo sia una certa mancanza di ispirazione e originalità; release come questa purtroppo non risolvono il problema. Pur avendo qualche spunto interessante, nulla aggiunge e nulla toglie ad una scena affollatissima e ormai votata alla derivazione continua dalle band principali.


 

Cosa Funziona: “Beyond Horizon” dimostra che potrebbero osare di più se volessero.

Cosa Serve: Uscire dagli stereotipi ormai più che decennali del genere.