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Recensione: Whyzdom “Blind?”

Whyzdom “Blind?”

(Scarlet Records)


Per Chi Ascolta: Symphonic metal, Rhapsody of Fire, primi Nightwish.

Il debutto del presente combo francese nel 2009 aveva sollevato grosso clamore nella scena symphonic. “On The Brink of Infinity” si era segnalato come uno degli album più brillanti dell'anno e la band sembrava poter portare nuova linfa all'asfittica scena sinfonica, preda di clichè e ghirigori barocchi. Tre anni dopo, mi spiace dire che non sono stati in grado di confermarsi. “Blind?” è un album che si barcamena tra ottimi momenti e molti (troppi) passaggi scadenti e veramente piatti, che trovano l'apice nella voce della nuova cantante Elvyne. Tre anni son trascorsi dal debutto, ma tre sono anche le vocalist che si son succedute dietro il microfono dei Whyzdom: l'originaria Telya, che non amavo, ma sopportavo in virtù dell'ottima parte strumentale, Clementine Delaneuy (ora turnista live per i Serenity) cacciata dopo una breve apparizione e l'attuale Elvyne. La ragazza pare avere del talento, ma ha un timbro molto anonimo e temo che il genere non le si addica per nulla. Non a caso rende di più quando le linee vocali sono sincopate e più vicine al semplice rock/pop che al metal. Dal punto di vista prettamente strumentale, l'album propone un classico symphonic metal dalle forti tinte prog che si perde in meri esercizi di stile. Le due tracce di apertura, il singolo “The Lighthouse” e “Dancing with Lucifer” sono il paradigma di quanto detto prima. Così poco interessanti da diventare un rumore di sottofondo mentre si fa dell'altro. Purtroppo la lunghezza di ogni traccia non aiuta dato che siamo sempre sopra ai sei minuti. Non ho nemmeno digerito la drastica riduzione dei cori, una delle cose che più avevo amato nel debutto e che nella suite “Daughters of The Night I-II” aveva trovato la sua apoteosi. Come in tutte le cose, ci sono i lati negativi e quelli positivi e le due canzoni seguenti risollevano quella che sembrava una china tutta in discesa.”Cassandra's Mirror” è discreta; Elvyne finalmente è un minimo espressiva e lo strumentale ha degli spunti interessanti. La traccia più bella dell'album è senza dubbio “On The Road to Babylon”, che ha dato la sufficienza a un cd destinato ad altro voto. L'intro è tutto quello che un amante del metal sinfonico si aspetta: cori epici, da cattedrale, orchestra, chitarre dai riff robusti. Il proseguio non è da meno e gli otto minuti di durata sono ben distribuiti. La ballad “Paper Princess” è carina e non stucchevole, benchè i seppur belli riff di tastiera in sottofondo sembrino alquanto fuori posto. “The Spider” ha un intro dai riff corposi, orchestra da colonna sonora, cori ben fatti. Tutto farebbe ben sperare, salvo che il proseguio perde quasi subito d'interesse. Lo stesso dicasi per “The Wolves”. Ad un certo punto mi sorge anche il dubbio che sia un problema di linee vocali non adeguate per Elvyne. “Lonely Roads” è una power ballad dalle sfumature celtiche, mentre le due conclusive poco offrono a parte qualche sprazzo. Peccato, il potenziale c'è sempre stato, ma l'involuzione in questo album è netta.


 

Cosa Funziona: I momenti più sinfonici e corali.

Cosa Serve: Sfoltire e valorizzare di più Elvyne.