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Recensione: Winger "Better Days Comin'"

Winger "Better Days Comin'"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock

Tutti a bordo,accensione del motore,sgommata e fuga lontano dalle sirene della polizia.Così si apre "Better Days Comin'" degli Winger,attesi ad una nuova release in studio a distanza di un quinquennio circa dal precedente "Karma".Come se il gruppo di New York si apprestasse a dare un seguito naturale ai primi due acclamati albums di fine anni 80(l'omonimo "Winger"e"In the Heart of the Young"),tralasciando il tanto avversato e mai pienamente compreso "III" oltre alle ultime produzioni del dopo reunion,l'introduttiva "Midnight Driver of a Love Machine" ripercorre infatti le coordinate stilistiche del passato,con una strizzata d'occhio ai Kiss dall'airplay più radiofonico,ma con uno sguardo verso il futuro e l'innovazione soprattutto sotto il profilo della scelta del suono,moderno e al passo coi tempi.Tipicamente Winger è la serrata "Queen Babylon", dotata di un refrain secco e di un rotondo ritornello mentre la sucessiva "Rat Race" è sferzata da ritmiche più sostenute,in certi frangenti prossime al metal di estrazione tedesca (Running Wild,Iron Saviour),per poi stemperarsi in cori ariosi e in un assolo dal chiaro gusto Thin Lizzy. La blueseggiante titletrack è tutta incentrata sulla grande espressività vocale di Kip Winger, dalla timbrica mai così profonda,nonchè sulle inflessioni funk della chitarra di Reb Beach.Note circolari di pianoforte supportate da un basso deciso compongono la struttura di "Tin Soldier",pezzo dalle atmosfere acquose e dalle venature vicine al progressive mentre il lato delicato e sognante degli Winger emerge nella ballad "Ever Wonder",brano afffine all'AOR più edulcorato.L'intero album,giocato sull'alternanza di canzoni dal piglio sostenuto come la spezzata "Storm in me",orientaleggiante e dalle voci filtrate,con altre più melodiche ma rese corpose da una notevole capacità interpretativa quali l'affascinante "So Long China"e la conclusiva "Out Of This World",dal frizzante e ispirato finale chitarristico,al di là di una solo apparente accessibilità necessita invece di ripetuti ascolti al fine di coglierne aspetti nascosti e goderne appieno ogni singola sfumatura.


 

Cosa Funziona: la capacità di rimettersi continuamente in gioco e l'eclettismo che spinge gli Winger a racchiudere in un album un mélange delle influenze ed evoluzioni che hanno attraversato durante la loro carriera

Cosa Serve: una maggiore focalizzazione sul futuro da intraprendere in termini di songwriting, si spera lontano da modernismi troppo arditi e senza perdere di vista le radici di un sound d'origine che ha fatto la fortuna del gruppo