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Recensione: XANDRIA “Neverworld's End”

Xandria"Neverworld's End"

(Napalm/Audioglobe)


Per Chi Ascolta: Symphonic metal puro, Nightwish, Delain, Within Temptation.

A quasi cinque anni di distanza dalla loro ultima release, i tedeschi Xandria tornano alla ribalta profondamente rinnovati. In questo lasso di tempo si sono succeduti ben due cambi alla voce: dopo l'abbandono da parte di Lisa Middelhauve, vocalist storica, e Kerstin Bischof, talentuosa, ma di breve durata dietro al microfono della band, finalmente la line-up si è stabilizzata con l'arrivo di Manuela Kraller (ex-Haggard). La giovane cantante porta in dote agli Xandria una voce più imponente rispetto a quella di chi l'aveva preceduta e l'utilizzo costante del registro lirico ha permesso una svolta musicale verso il symphonic vero e proprio. Mentre nel precedente album non mancavano momenti più pop, electro o rock, adeguati alla voce delicata di Lisa, in “Neverworld's End” l'orchestra prende il sopravvento. L'atmosfera generale è solenne, epica, imponente e si coglie già dall'opener “A Prophecy of World To Fall”. Il marchio Xandria è evidente, ma è tutto portato al cubo. La voce di Manuela è potente, espressiva, per nulla fastidiosa e si rivela un'ottima scelta per il gruppo. Se dovessi esprimere un giudizio complessivo sull'album, lo consiglierei caldamente a chi ha amato gli ultimi due dei Nightwish. La fonte di ispirazione è palese e in alcuni momenti i rimandi sono molto chiari. Nella maggior parte dei casi le chitarre sono a semplice supporto delle parti orchestrali, per cui gli amanti dei virtuosismi non troveranno di che soddisfarli a parte pezzi come “Soulcrusher” che è decisamente la più heavy del lotto e ha rimandi al death metal nell'intro, salvo diventare molto più melodica con l'apparire della voce. Sul finale mi ha ricordato “Master Passion Greed” di nightwishiana memoria. Non mancano i momenti più soft quale la ballad “The Dream Is Still Alive” in cui cominciano a comparire delle sporadiche suggestioni folk, che si faranno più frequenti nei brani successivi. Come ad esempio in “Call of The Wind”, in cui le cornamuse e i violini ci trasportano direttamente nella verde Irlanda. Lo stesso stile è ripreso nella power ballad “ A Thousand Letters” che potrebbe essere tranquillamente un outtake di “Imaginaerum” e in “Cursed” che ha un interessante bridge con violini. L'ultima canzone “The Nomad's Crown” è una lunga suite di 9 minuti con melodie arabeggianti, che tutto sommato però non offre molto di diverso da quanto ascoltato nel resto dell'album. Album consigliato agli amanti del symphonic, senza però troppe aspettative di novità o originalità. Per chi ama le voci liriche accostate a orchestre e chitarre, questo è l'album perfetto.


 

Momento D'Estasi: le atmosfere sono quelle perfette per il genere.

Colpo Di Sonno: magari in futuro sperimentare di più non guasterebbe.