Speciale Muskelrock 2019


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Recensione: Yes "Heaven & Earth"

Yes "Heaven & Earth"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Progressive Rock

La famosa formazione rock progressive britannica taglia con "Heaven & Earth" il traguardo ragguardevole del ventunesimo album in studio e presenta per l'occasione il nuovo cantante,lo statunitense Joy Davison,polistrumentista affermato e già membro attivo dei Glass Hammer.Tutte le canzoni godono,fin dal primo ascolto,di un grado di accessibilità elevato e non sono prive di alcune inclinazioni pop,come il singolo "The Game",dal toccante inizio corale e la vibrante"Stop Beyond",dove la sezione ritmica genera un groove dal sapore vagamente reggae. Se le atmosfere vintage sono filtrate attraverso l'utilizzo della moderna tecnologia di registrazione,la capacità strumentale degli Yes emerge sempre,esaltata dal tocco sopraffino della chitarra di Steve Howe,vero e proprio trademark del gruppo,e dalle soffici armonie create dal tappeto tastieristico di Geoff Downes.Delicati arpeggi acustici introducono la ballata "To Ascend", struggente per cura riposta nell'arrangiamento e con puntuali interventi di pianoforte a sottolineare le cangianti atmosfere che la animano.Un intermezzo centrale di pura magia accende la già solare "It Was All We Knew",forse una delle canzoni che meglio rappresentano il sound odierno degli Yes,reso epico e maestoso dall'orchestrale "Light Of The Ages",cristallina per suoni e cantato,e soprattutto dalla sinfonica "Subway Walls",brano reso classico dalla presenza di xilofoni e timpani e dalla progressione di accordi che si riversano nel coro orecchiabile e nell'assolo raffinato di Howe."Heaven & Earth"è un disco coraggioso,proiettato verso il futuro eppure ancora saldamente ancorato alle radici musicali di un gruppo che,lungi dal riciclarsi,intende esplorare nuovi territori,un album come tale in grado sia di soddisfare i fans più accaniti,che vi troveranno più di un richiamo a canzoni passate,sia di attirarne di nuovi per eclettismo dimostrato.


 

Cosa Funziona: la sensazione di estasi prodotta dalle atmosfere sonore tipicamente Yes e lo splendido artwork di copertina affidato,come sempre,a Roger Dean

Cosa Serve: metabolizzare appieno la presenza del nuovo innesto alla voce che,in alcuni frangenti, appare ancora esitante