Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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L'ANTRO DI ULISSE Tales from the NWOBHM, and more... Volume I, a cura di
AREKNAMES “In Case of Loss” (Black Widow Record/Masterpiece) VOTO – 95 PER CHI ASCOLTA – Progressive rock Terzo lavoro e nuova line-up per il gruppo abruzzese che, accanto al “deux ex machina” Michele Epifani on keyboards and vocals,annovera ora Antonio Catalano on guitars ,Simone Pacelli e Luca Falsetti rispettivamente bass and drums. La naturale evoluzione di un sound già ottimo nel precedente “Love,Hate,Round Trip” e probabilmente l’estrazione hard dei nuovi arrivati ha portato all’interno della musica degli Areknames una dinamica potenza hard rock che ben si esplica nell’opener track “Beached” sospesa nel suo incedere maestoso fra space rock , hard prog e distruttive scansioni nel dark sound , pur strizzando l’occhio al primissimo Alan Parson. Da sola vale l’acquisto del cd ragazzi se non fosse che pure le seguenti composizioni si attestano su livelli altissimi, a partire dalla sognante eppur ancora assai fluente “Alone” che assembla in sé scansioni Jazz,sontuose aperture degne dei King Crimson e digressioni nel prog rock del Museo Rosenback senza dimenticare ovviamente le elucubrazioni catatoniche dei Soft Machine. Se l’oscura “Dateless Diary” contrappone melodie ancor degne del Re Cremisi al riffing di base hard and dark,l’eterea “Don’t Move” si muove sinuosa attraverso rarefatte atmosfere a là Pink Floyd e grintosi in crescendo che mi hanno ricordato i gloriosi Caravan,veri numi tutelari della seguente e altrettanto dolcissima,almeno all’inizio, “A New Song” che si segnala pure per l’ imperioso evolversi in chiave epic dark and progressive hard,preceduto da un solos d’hammond da brividi. “Where” è sublime poesia in musica,tanta è la delicatezza della melodia portante,mentre la conclusiva piece de resistance “The Very Last Number” è la summa cum laude della musica degli Areknames e a questo punto resta solo da dire che la produzione è magnifica e l’artwork del digipack e l’ottimo compendio dell’ennesimo capolavoro di questo ensamble d’Abruzzo.
FORGED IN METAL “Old and New Forces in Metal” (Blower Records/Masterpiece) VOTO – 80 PER CHI ASCOLTA – esplicativo in tal senso il titolo della compilation Proviene dal Messico questa doppia compilation con vecchie e nuove glorie della scena metal internazionale. Dico subito che la grafica del cd è davvero molto bella ,presentando tutte le formazioni presenti anche se poi non sono tutte altrettanto valide. Bravi gli At War che con “Ilsa” mettono in mostra il loro personalissimo heavy black, mentre semplicemente grandiosi sono gli Homo Herectus, side project dei Cardellino brothers, con l’heavy doom di “A Space Odissey” e i Wywern che con “Lonely In The Street” dimostrano che si può fare ancora classic heavy senza per forza scopiazzare pedissequamente qualcuno. Bravi pure i greci Concrete Force con la speed metal track “Epic Of Hate” , i colombiani Legacy con l’altrettanto forsennata “The Beast”, i messicani Electric Messiah con l’heavy classico di “The Last Exile” e i loro connazionali Stone Demons fautori con la malsana “Vampyr” di un heavy epic dark davvero di ottima fattura. Menzione particolare ovviamente per L’impero delle Ombre e il geniale heavy dark venato di prog de “Il Giardino Dei Morti” . Bello pure l’heavy epic con puntate speedy di “Metalmaster” degli ancor messicani Voltax e ottimo l’heavy classic denso di imput dark and prog dei nostrani Hiding Tower con ancora John “Goldfinch”Cardellino on vocals. Sul secondo cd spiccano gli storici Sentinel Beast e il particolare heavy thrash di “Kill The Witch”, i tedeschi Gumo Maniacs con lo speed devastante di “Maniac Metal”, mentre decisamente superiori si dimostrano la Bud Tribe con il possente heavy di “Black Widow” e la Confraternita del Vuoto Immenso con la sulfurea “The Other Side”. Ancora dal Messico arrivano i ferocissimi Soul Eater con lo speed and black di “Satan’s Fist”e i Toxik Society che ben interpretano lo speed and thrash di “Toxik Invasion”. Tutto sommato , mi sono divertito anche se, mi sono reso conto una voltà di più, quanto siano superiori i nostri gruppi rispetto a quanto sta emergendo nel panorama heavy mondiale……
DELIRIUM (I.P.G.) “Il Viaggio Continua:La Storia 1970-2010 (Black Widow Records/Masterpiece) VOTO – 90 PER CHI ASCOLTA – progressive rock Davvero magnifico questo dvd+ cd che, oltre al concerto del 13 febbraio 2008 al Teatro Politeama di Genova contiene oltre a memorabilia varie, anche storici filmati tratti dall’archivio Rai , riassume i 40 anni di carriera musicale del gruppo, evocata pure nella più che esaurente set list. Non potendo ovviamente elencarla tutta mi limiterò quindi alla citazione di alcune perle fra le tante quali: l’intro, contenente la reprise della celebre “Theme One , la versione hard della mia amatissima “Favola O Storia Del Lago Di Kriss, la superba rendering hard and prog con divagazioni erotiche nel jazz di “Villaggio” , l’incedere malinconico e suadente di “Gioa,Disordine,Risentimento”, splendido esempio di hard and prog ancora contaminato dal jazz , il sentito omaggio ai Jethro Tull(Boureè, Living in the Past) e la sublima accoppiata formata da “Preludio” e “Dio Del Silenzio”. Alla faccia di quanto scritto però non posso certo dimenticare la dolcissima “L’Acquario Delle Stelle”, la commovente “Dolce Acqua”, l’epic prog de “La Battaglia Degli Eterni Piani”la sempre piacevole “Jesahel” e la stupenda rendering di “With A Little Help From My Hand”. Nei bonus troviamo l’hard and prog di “King’s Road”(Teatro della Gioventù di Genova 2007) e la spumeggiante “Viaggio Negli Arcipelaghi Del Tempo” (Bloom di Mezzago (2003), per altri 20 minuti di musica. Dei filmati storici, mi sembra doveroso citare oltre le sempiterne “Jesahel”, ”Dolce Acqua”,” Treno”, tutte del 1972, la bellissima “Jill” del 1975. Per concludere: davvero belle le immagini di un concerto di ben 145 minuti, la presenza sul palco di un avvenente quartetto d’archi Quartetto d’archi e ottima pure la grafica (bravo Pino). In più allegato al dvd troviamo pure un cd live dello stesso concerto. Che dire d’altro? Solo che Ettore Vigo, Pino Di Santo, Martin Grice, Roberto Solinas e Fabio Chighini sono degni della leggenda che incarnano.
IL TEMPIO DELLE CLESSIDRE “Il Tempio delle Clessidre” (Black Widow Records/Masterpiece) VOTO – 100 PER CHI ASCOLTA – progressive rock La musica è poesia ragazzi; la musica è pura magia che travalica il tempo e lo spazio se ha reso possibile che, laddove terminava la superba suite “Zarathustra”, inizi 37 anni dopo “Verso L’Alba”. Quando poi nella seguente “Insolita Parte Di Me” la voce del “Lupo”, spezza l’incedere di un grande brano di hard progressivo, da brividi le scansioni classiche che lo caratterizzano, l’incantesimo è compiuto. Ma sarebbe profondamente ingiusto nei confronti di Elisa Montaldo alle tastiere,Giulio Canepa on guitars, Fabio Gremo e Paolo Tixi rispettivamente bass and drums, limitare il tutto al mero confronto con il Museo Rosenbach, del quale comunque riprende il monicker , le tematiche esistenziali dei testi e in piccola parte pure l’ispirazione musicale, in quanto, Il Tempio Delle Clessidre è magnifica entità a sé stante e i chiaro scuri di “Boccadasse” lo dimostrano: ancora un substrato hard sostiene e funge da contraltare perfetto alle divagazioni classico progressive delle keyboards, sulle quali si elevano il salmodiante cantato di Stefano “Lupo” Galifi e le ficcanti incursioni della chitarra . Un toccante duetto piano and vocals caratterizza invece la sognante “Le Due Metà Di Una notte” e davvero...”Ora la magia perpetua l’incanto….”,prima che il possente in crescendo che ne caratterizza la seconda parte ci conduca con mano sicura all’ascolto della struggente “La Stanza Nascosta” , impreziosita da un incipit di piano davvero degno dei Renaissance, per poi immergerci negli spazi siderali e oscuri evocati da “Danza Esotica di Datura” degna prefatio dark and space prog all’incommensurabile “Faldistorum”, nella quale tutto il malessere esistenziale e il sottile flavour dark dell’intero lavoro raggiunge il suo apice espressivo : l’incedere dark dettato dalla sezione ritmica, ben si addice infatti alle intrusioni heavy prog della chitarra tacitata solo dal recitativo dell’ospite Max Manfredi in perenne contrasto con gli eterei arrangiamenti del organo sacro magistralmente suonato da Elisa. Se “L’Attesa” è ancora attestata su sonorità hard and prog di inusitata bellezza pur presentando ancora divagazioni space and classics,la seguente “Il Centro Sottile” è elegante affresco di purissimo progressive, modernissimo ma al tempo stesso asservito ai sacri dettami del verbo dei Renaissance dal quale si affranca,solo grazie alle epiche linee vocali del “Lupo”: davvero impossibile per lo scrivente non struggersi di fronte al quadro composito creato dal piano di Elisa invano contrastato dalla pur ficcante chitarra di Giulio. Sono senza parole ragazzi e a trarmi d’impaccio certo non poteva essere la conclusiva e altrettanto bellissima“Antidoto Mentale”,altra dolcissima track di splendido progressive rock.La produzione è superlativa e l’artwork ,funzionale ai testi dei singoli brani,assolutamente “Grazioso”.BUY or DIE!!!!!
L’IMPERO DELLE OMBRE “I Compagni di Baal” (Black Widow records/Masterpiece) VOTO – 100 e lode PER CHI ASCOLTA – heavy dark and prog!!! Se l’omonimo esordio di 6 anni fa era un oscuro gioiello di claustrofobico dark sound, il nuovo lavoro impreziosisce ancora di più la musica dell’Impero grazie a sapienti inserti di hard rock e geniali intuizioni progressive veramente d’altri tempi ragazzi. Infatti, fin dall’iniziale “Diogene”, il dark sound particolarissimo dell’impero, si arricchisce di sofferte digressioni nel progressive anni ’70, grazie anche alle stupende tastiere di Oleg Smirnoff, che traduce in sontuosi arrangiamenti la fervida creatività dei fratelli Cardellino anima e cuore del gruppo. Se “Divoratori della Notte” è un possente heavy dark graziato dai riffings pesantissimi di Andrea, notevole lo squarcio sabbathiano del break centrale, la seguente e sofferta “Ballata per Liliana” mette in evidenza le doti interpretative di Giovanni, tristo cantore della saga della celebra setta francese. “L’oscura Persecuzione” è al contrario il mefistofelico connubio fra l’horror metal dei Death SS e il dark and progressive sempre epico dell’Impero che poi dimostra tutto il suo sinistro potere nel devastante heavy rock della superba “Cosmochronos”, graziato pure dalle sinuose keyboards di Oleg, perfetto contraltare del rifferama al calor bianco di Andrea, grande il solo guitar, ben supportato del resto dalla sezione ritmica degli ospiti Dario Petrelli on drums e Fabian Oliver al basso .Ancora Oleg al proscenio nella tenebrosa “Sogni di Dominio” dall’ incedere ieratico e pesantissimo, spezzato solo dalle maestose aperture dark and prog che ne caratterizzano il refrain e la parte conclusiva che nell’angoscia più nera precipita nell’angosciante doomy and dark di “La Caduta del Conte di ST.Germain”, che con l’onirica “Tutti i Colori del Buio” conclude un lavoro assolutamente geniale. Come se non bastasse però come bonus track troviamo l’old time classic di “Snowblind” con alla batteria il grande Thomas Hand Chaste che mette il sigillo al miglior cd dell’anno….almeno per chi scrive!!! La produzione e magnifica e l’artwork spettacolare per cui e inevitabilmente. BUY or DIE.
BLUE DAWN “Blue Dawn” (Blue Dawn/Black Widow) VOTO – 95 PER CHI ASCOLTA – Heavy dark Fondati nel 2009 dal bassista Enrico Lanciaprima(Goz.Zilla) e dal drummer Andrea Di Martino già visto all’opera con The Void e Perseo Miranda, trovano la quadratura del cerchio con l’ingresso del chitarrista Paolo Cruschelli e della vocalist Monica Santo. Proprio quest’ultima caratterizza con le sue vocals spiritate e ieratiche un sound che spazia da Mercyful Fate a Rush ,passando per evidenti riferimenti a Black Sabbath , Blue Oyster Cult, primissimi Killing Joke , My Dying Bride e ai più recenti Blood Ceremony. Su tutto e tutti però e questo dimostra la maturità compositiva del gruppo, aleggia lo spettro del dark sound made in Italy, con il malsano riferirsi al dark psicotico dei Malombra adombrato nella vagamente prog “Hypnotized By Fire”, che certo non nasconde riferimenti alla dark wave dei primi anni ’80 . Il capolavoro del cd è comunque a mio parere la doomy and prog “Shattered Illusions” che completando il discorso intrapreso dai Black Hole, porta alla creazione di un brano incredibile per pathos e drammaticità, vera e propria summa cum laude del sound del gruppo, nel suo ritmico alternare progressioni hard and prog a scansioni dark, doomy and prog ,impreziosite vieppiù dai sinistri cori di Monica che in questa occasione supera davvero se stessa. Quando però al proscenio sale la chitarra di Paolo, invero magistrale sia in chiave solista che ritmica, il sound assume le terremotanti connotazioni heavy dark di “The Hell I Am”che attualizza pure quanto creato dai primi Danzig, pur presentando scansioni, melodie portanti e digressioni certo devote ai Blue Oyster Cult o si consacra totalmente al black book della sacrilega congrega Sabbath and Widow come nella mortifera “Inner Wounds” pur tuttavia immersa in un pernicioso “Buco Nero” dal quale non c’è ritorno. Se “In My Room” è maledettamente heavy doom nel suo incedere malefico, la seguente “Dead Zone” si attesta su posizioni ben più heavy risultando in ultima analisi perfetto connubio fra Mercyful e Sabbath e le stesse considerazioni valgono pure per la seguente “That Pain”, pur contenente geniali digressioni hard and blues certo retaggio della cricca di Buck “Dharma” Roeser e stranianti linee vocali. Conclude un grande lavoro l’heavy dark dell’ancora più heavy “Decontructing People”che nel break centrale svela la frequentazione del gruppo della “Corte del Rè Cremisi”. Resta solo da dire che trovo scandaloso il fatto che un gruppo così debba autoprodursi, anche se sound e grafica sono all’altezza della musica creata. Buy or Die!
GRAAL “Legends Never Die” (Blood Rock/Black Widow) VOTO – 85 PER CHI ASCOLTA – hard and prog Sulla scia del precedente “Untold Tales” il gruppo romano continua il suo personalissimo tentativo di fondere hard rock , progressive e folk, anche se quest’ultima componente è ancora a mio parere solo abbozzata per risultare personalizzante. “Gods of War” “Maybe Tomorrow, Maybe One Day” e “Keep on Movin”, sono torrenziali hard rock tracks saldamente ancorate agli stilemi hard and prog, ognuna in differente misura, di gruppi leggendari quali Dust, Warhorse, May Blitz e Wishbone Ash .”Across This Land” è pregevole ballad dal piacevolissimo sapore agreste con tanto di flauto al proscenio, mentre la seguente “The Sky Over Dublin” è solo un piacevole strumentale invero fine a se stesso. Al contrario con “Stickin’ With You” Andrea Ciccomartino on vocals & guitars, Francesco Zagarese on guitar, Danilo Petrelli alle keyboards , Michele Raspanti e Alex Giuliani nell’ordine bass and drums, riescono alla perfezione a coniugare hard e prog , cosa purtroppo riuscita solo in parte in “I’ll Find A Way”, anche se devo riconoscere al gruppo la difficoltà insita nel voler riscrivere il verbo della coppia Ted Turner/Andy Powell. Ma considerato il fatto che altro non sono che un povero recensore di serie B, a smentire tutta la mia perniciosa disamina, basta l’ascolto della stupenda “Time To Die” hard and prog track che davvero sembra uscire dal song book degli ‘Ash. “Ocean’s Tides” pur buona, risulta comunque alquanto stucchevole all’altezza del refrain e le stesse considerazioni valgono per la seguente e fin troppo arzigogolata “Stay”.Conclude il tutto “Winter Song” bellissima track, dal sapore ancestralmente folk, componente quest’ultima che davvero vorrei ascoltare più spesso nel sound del gruppo. La produzione è perfetta,la prova dei singoli musicista inappuntabile e menzione a parte merita pure la stupenda grafica del digipack. Bravi ma…
SKANNERS “Factory of Steel” (Saol/Andromeda) VOTO – 100 e lode PER CHI ASCOLTA – Heavy rock Dopo il debordante heavy power di “Flagellum Dei” e il possente epic metal di “The Serial Healer”, il gruppo di Bolzano torna in pista con un lavoro che li riporta alle origini, sfornando un granitico cd di tradizionale, ma mai banale, heavy metal che pur concedendo il giusto alla scuola tedesca è Skanners al 100%. Vuoi per la ruvidissime e mai così ispirate vocals del grande Claudio Pisoni, autentico screamers di razza, vuoi per i riff assassini creati dalla coppia d’asce Fabio Tenca e Walter Unterhauser subito in evidenza nella devastante e violentissima opener “Never Give Up”. Sugli scudi la sezione ritmica del drummer Christian Kranauer e del bass player Renato Oliveri vero asse portante pure della rutilante “Iron Man”, heavy rock dalla potenza inaudita,che ben si accoppia con l’altrettanto pesantissima “Factory Of Steel”. Davvero un trittico infernale che riduce il vecchietto che scrive alla soglia dell’infarto visto che l’altrettanto martellante “Hard And Pure”, mi trova saltellante sulla scrivania come 30 anni e 40 kili fa...ma nemmeno l’intervento della mia povera consorte mi salva dall’irrompere inconsulto di “Thunder In My Hand” altra speed metal track d’assalto che farebbe crepare d’invidia pure Mr.UDO. Al limite ormai della sopravvivenza salto a piè pari la pur bella ballad, grande il solo guitar del break centrale, a titolo “Story Of Sound”, per continuare il mio folle Ballo di San Vito seguendo il ritmo a “tritacarne” dell’anthemica “We Rock The Nation” , seguita a ruota dall’altrettanto devastante “Lords Of Lies”…questi sono matti ragazzi, e davvero solo l’hard rock di “When I Look In Your Eyes”, mi salva da morte sicura..o sono già morto e non me ne sono accorto?..Sono gli angeli che cantano la dolcissima “To Survive”? Messaggio dall’oltretomba: la produzione è a dir poco fantastica…..la grafica no.
DARK HORIZON “Angel Secret Masquerade” (UndergroundSymphony/Audioglobe) VOTO – 100 PER CHI ASCOLTA – heavy melodic rock Chi scrive ha avuto il privilegio di assistere alla nascita del gruppo di Alessandro Battini alle keyboards, Daniele Mandelli on guitars e Luca Capelli on drums e se l’esordio “Son of Gods” Era un pregevole esordio sotto l’egida del power sinfonico, il bellissimo “Dark Light’s Shades” del 2004 ne sanciva l’avvenuta maturazione, grazie anche all’ingresso in formazione dello spettacolare singer Roberto Quassolo. Certo all’epoca non pensavo di dover aspettare 6 anni per poter ascoltare ancora il gruppo, ma certo valeva la pena aspettare tanto constatata la qualità del nuovo lavoro, che riassume e migliora esponenzialmente quanto creato da Alex e compagnia danzante. Non più trucido power quindi, ma un’ulteriore evoluzione nel songwriting che partendo proprio dal basilare “Dark Light’s Shades” trasforma il sofisticato symphonyc power dell’appena citato lavoro,in un coacervo stilistico che sorretto da basi hard al limite del class metal “Liar” e la ballad “Silently The Night Falls” ne sono l’esempio, arriva alla crezione della stupenda e pesantissima “Empty Mirror” hard and heavy track dal retrogusto sinfonico .Grande il refrain “accelerato” e davvero squisite le vocals del mai lodato abbastanza singer. Edguy,Angra e Kamelot,tanto per citarne alcuni,venderebbero le palle pur di comporre un brano che da solo vale l’acquisto del cd, a cui segue l’altrettanto ispirata “It Takes A Miracle” per certi versi accostabile pure ai Pretty Maids più melodici. Hard rock quindi, sofisticato fin che si vuole, ma granitico e assai piacevole da ascoltare, ma che non dimentica certo le origini come la terremotante e heavy-power “Battle Rages On” ben testimonia del resto.”My Life”è ancora superbo esempio di heavy rock a là Dark Horizon che poi superano se stessi nella seguente “Where Have The Angels Gone” ridondante track che assomma in sé, mirabolanti esplosioni sinfoniche,davvero sontuose le keyboards, improvvise aperture classy, grande Roberto, e possenti heavy riffing, micidiale in questo caso Daniele, il tutto sorretto come in tutto il lavoro del resto, dal drumming fantasioso ma pesantissimo di Luca. Pensavo inarrivabile il capolavoro dei Rough Silk “Mephisto” e invece mi ritrovo per le mani i loro epigoni e la possente e speedy “Far Away” me lo conferma, anche grazie alle melodie che comunque e sempre impreziosiscono il tutto. “The Age Of The Light” è ancora piacevolmente classy ,superba la linea melodica, mentre la conclusiva “End OF The Days” nulla toglie e nulla aggiunge ad un grande lavoro che sancisce il ritorno di una grande band. La grafica del digipack è spettacolare e la produzione assolutamente perfetta. Grandi!!!!!
THE PYTHONS “Liar” (Valery Record/Frontiers) VOTO – 90 PER CHI ASCOLTA – Hard’n’roll A sei anni da “Never Enough” album di debutto uscito nel 2005 sempre per Valery Record, torna sul mercato il gruppo lombardo composto da Frank Law (vox), The True/Nick Donati (guitars), Andrew Valenza (bass) e George (drums). Il sound del gruppo si è notevolmente indurito, anche se il retaggio melodico dell’eccellente esordio è ancora ben presente in tracks quali l’ottima “Mary Ann” e la pur gradevole “My Own Savior” e se l’iniziale “The Face Behind” è micidiale hard’n’roll, la seguente e martellante “Chase the Sun” colora il sempre possente hard rock dei nostri di gustose sfumature glam and street. Al contrario, tracks quali “Rise Against”,”Liar”,”Darling”, sono dirompenti esempi di punk’n’roll, che pur richiamando quanto prodotto dai Foo Fighters di Dave Ghrol, brillano di luce propria , grazie al background hard and glam del gruppo come ben dimostra del resto l’ancor potentissima “In This Life”, ideale connubio fra le due anime del gruppo. Devo altresì confessare che se non gradisco troppo la gita al “Parco” a titolo “All In”, pur ben strutturata,trovo assai piacevole la power ballad “Raindrops” e se “Constrictor” è ancora dinamitardo hard’n’glam. La conclusiva e ancor pesantissima “Trail of Tears” pone le basi per un roseo futuro. I testi sono assai abrasivi , la produzione ottima certo la preparazione tecnica dei nostri eroi non è nemmeno in discussione. Bravi ragazzi,ma in futuro…dimenticatevi le gitarelle al parco ok???
BALLO DELLE CASTAGNE “Kalachakra” (HR!SPQR records/Black Widow) VOTO – 100 e Lode PER CHI ASCOLTA – Progressive Rock Dietro questo quantomeno fantasioso moniker si cela l’ennesimo progetto di quel geniaccio di Diego Banchero già bass player di Malombra, Segno Del Comando e quant’altro, qui degnamente spalleggiato dagli altrettanto pazzoidi Marco Garegnani (guitars,keyboards), Jojo ( drums and percussions) e dal misterioso quanto bravo Vinz Aquarian alle vocals. Dopo il bellissimo ep “108” uscito due anni orsono, questo gruppo di geniali musicisti si ripresenta sul mercato con questo stupendo lavoro di puro progressive, personalissimo e a tratti minimale negli arrangiamenti comunque attualissimi, eppure celebrazione di quanto di meglio ha proposto la scena progressiva italiana nei seventeen e non solo, considerato il fatto che all’interno dei ricchissimi e proteiformi arrangiamenti dei singoli brani riecheggiano schegge impazzite di altri geniali progetti quali Malombra e soprattutto Ianva. Infatti se l’iniziale e stupenda “Passioni Diaboliche”, impreziosita dalla voce di Carolina Cecchinato, è un sacrilego connubio fra De Andrè e l’hard rock autarchico dei gloriosi Jumbo,la seguente “Tutte Le Anime Saranno Pesate” è psicotica e vagamente space oriented e se l’ispirazione di base è chiaramente il Battiato di “Fetus” , gli imputs gothic e la struttura epica delle vocals lo rendono straordinario esempio di progressive, nella più alta accezione del termine, come lo è del resto l’altrettanto affascinante e lugubre “I Giorni Della Memoria Terrena” elaborazione in chiave “castagnaccio” di un brano degli Eloy. “Kalachakra” è dannatamente heavy prog and dark, dalle sognanti digressioni esotiche che non possono non ricordare i Popol Vuh di “Hosianna Mantra” comunque riletti e personalizzati in chiave gothic da quattro musicisti veramente al di sopra….di ogni sospetto!“La Terra trema” è forse il brano più heavy del cd, pur conservando tutti gli stilemi prog del gruppo: le vocals ancora al limite del salmodiare ieratico fanno da contraltare al riffing selvaggio della chitarra, al basso ridondante di Diego e allo straniante violino di Marco Cavaciufi, per una rendering complessiva a dir poco geniale. Sonorità space e imputs ancora malinconicamente esotici caratterizzano “La Foresta Dei Suicidi”graziato dai vocalizzi ieratici di Maethelyiah e da uno struggente inciso di piano. “Omega” è persa nello spazio profondo della mente dei quattro stravolti che la suonano e certo alla straniante rendering del brano contribuiscono non poco l’irrompere improvviso della chitarra e il salmodiare inconsulto di Vinz , ancora assoluto protagonista nel declamare i versi tratti da “Jesus Christus Erloser” di Klaus Kinski che impreziosiscono la conclusiva “Il Ballo Delle Castagne”. La produzione è perfetta , l’artwork del digipack intrigante e l’acquisto obbligato, almeno per quanti considerano ancora la musica “un parto dell’anima” e non mera riproposizione di stilemi musicali ormai consumati dal tempo. BUY or DIE!!!!!!
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