Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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L'ANTRO DI ULISSE Tales from the NWOBHM, and more... Volume VI, a cura di
CLAIRVOYANTS “The Shape of Things to Come” (Va) VOTO – 75 PER CHI ASCOLTA – hard ‘n’heavy classic
Ulteriore passo in avanti per l’ex cover band degli Iron ,che piano piano ma inesorabilmente sta acquistando un’identità propria, grazie all’evoluzione in senso esponenziale del songwriting che, al classic heavy del lavoro d’esordio, aggiunge per questa nuova release massicce dosi di hard’n’heavy di chiara matrice ’80. Se l’iniziale e rocciosa “No Need to Surrender” e l’altrettanto possente ma più melodica “I Don’t Believe Their Lie” ne sono l’esempio lampante, con la veloce “Enduro And Survive”, Gabriele Bernasconi and company dimostrano come si possa rileggere il sacro verbo della Vergine di Ferro in chiave hard’n’heavy per un risultato finale comunque assai catchy . “Just The Same Story” è una sorta di power ballad, tutto sommato piacevole anche se scontato e se “The Shape Of Things To Come” è ancora una discreta tracks di hard’n’heavy , la seguente e vagamente power speed “Prometeus” dimostra come i tanto bistrattati e ignobilmente ignorati White Skull, abbiano comunque una notevole influenza nell’ambito della scena heavy italiana. Le stesse considerazioni valgono pure per l’altrettanto valida “The Only Way Out Is Through” , altra cavalcata heavy con tanto di refrain accelerato, seguita da “Sinner’s Tale” altra ballad di ottima fattura che precede l’irrompere burrascoso dell’heavy’n’roll “To Heaven And Back”, impreziosita da reminiscenze a là Scorpions e dell’altrettanto bellicosa “Here Today, Gone Tomorrow” hard’n’heavy track accelerata ad hoc. A mio parere però è la conclusiva “Horizon Calling” il vero bijou dell’intero lavoro e dimostra quanto il gruppo sappia fare quando suona “solo” con il cuore: splendido il duetto per piano and vocals che la introduce per poi evolversi in una sorta di sinfonia power and epic con i due axeman Luca Princiotta e Marco Demartini sugli scudi sia in fase ritmica che solista……La produzione è ottima e concludo scusandomi con il gruppo e la label per il vergognoso ritardo con cui ho recensito questo piacevole lavoro
THE JONES BONES “Stones of Revolution” (Il Verso del Cinghiale Records/Goodfellas distribution) VOTO – 75 PER CHI ASCOLTA – Rock Blues..and many more.
Davvero pazzi questi quattro bresciani che, giunti al loro terzo lavoro, continuano imperterriti nella loro personalissima rilettura di quanto fatto nei ’60 e ’70 da mostri sacri quali Rolling Stones,Who , Beatles, Jon Spencer Blues Explosion, Traffic, Humble Pie e Allman Brothers Band. Già ci sarebbe da divertirsi anche cosi ma evidentemente non soddisfatti,Screaming Luke Duke(vox,gtr), Frederick Micheli(guitar, vox),Brian Mec Lee (drums) e Paul Gheeza on bass and vox,rendono il tutto assai omogeneo e personalissimo aggiungendo di volta in volta massicce dosi di Led Zeppelin “Everything” , ZZTop “All For Money” e folli improvvisazioni psycho garage quali l’iniziale “Free” che mi ha ricordato pure i Deviants. Un autentico e paradisiaco bordello del rock blues insomma: “Alright For You” sembra nata e suonata nella pancia del canguro più r’n’roll d’Australia “Out Of Sync” strapazza per bene gli Who,”Help Me” rimembra non poco i Baronetti di Liverpool pur restando confinata in garage, grandi in questo caso i fiati soul che ne caratterizzano il refrain, mentre in “Lost Cause” Lou Reed diventa l’improbabile singer degli Ac/Dc!!!Credetemi il vecchio scrivente non è impazzito, sono i quattro bresciani ad essere completamente fuori di zucca e a provarlo ulteriormente ci pensa la perversa “Leave This City”che sodomizza i fratelli Allman in chiave psycho Hard. Se“Thinkin’About” è immolata sull’altare di Mick Jagger e compagnia rotolante , la seguente “Weekly In Love” li rilegge in chiave West Coast, mentre la conclusiva “Woody’s Walk” riporta in primo piano il boogie rock…degli Easybeat ….per fortuna è finito….davvero troppo pazzi …anche per chi scrive..ma che bravi!!!!...
ARABESKI ROCK “Il Viaggio” (Synpress 44) VOTO – 80 PER CHI ASCOLTA – Ethno-progressive rock.
Il progetto musicale del chitarrista Tiziano Novelli e del bass player Claudio Gimmi, è quanto di più poliedrico si possa ascoltare in campo progressive. Infatti se alla base di tutto, a mio parere, troviamo la solare musica pop and prog dei celestiali Gandalf, il songwriting del gruppo si arricchisce di influssi che vanno dai Camel, le iniziali “Cargo” e Grawa”,agli Area qui omaggiati con la leggiadra e jazz and fusion “Movimento Solare”.Se “Le Due Lune” e “Tramonto Nel Deserto”sottintendono pure ripetuti ascolti di Soft Machine e King Crimson, fin dalla prima track si avverte che il trait- d’union di influenze cosi disparate sia comunque la musica tradizionale araba e pesantissimi influssi etnici della musica mediterranea nel senso più lato del termine. Grazie anche alla collaborazione con il polistrumentista Riccardo Spreghino, il percussionista “Ahsrad Saif e il drummer Gabriele Moncavallo prendono forma nel proseguo del lavoro, tracks quali la stupenda “Lost In The Desert”,dove troviamo pure la vocalist Arianna Kant, autentici inni alla world music di Peter Gabriel qui comunque mediata da input fusion per certi versi ricollegabili pure alla tradizione napoletana riletta dal primo Pino Daniele. La sofferta e assai hard “Introspezione” chiama in causa pure Steve Hackett e Colosseum anche se poi ieratici vocalizzi riportano prepotentemente il tutto nelle assolate distese desertiche del mondo arabo, dove dimora pure la malinconica “Verso Chernobyl”, mistico coacervo fra King Crimson e spunti jazz and fusion. La conclusiva “Locanda”è frizzante ethno rock che chiude degnamente un cd, certo di non facile ascolto ma affascinante e pure ottimamente prodotto….
NORTHWINDS “Winter” (Black Widow Record/Masterpiece) VOTO – 90 …..solo perchè non mi ritengo infallibile!!!!!! PER CHI ASCOLTA – heavy doom and prog….
Non ho mai nascosto la mia totale avversione verso la scena musicale francese:spocchiosa, assai derivativa e nettamente inferiore alla nostra. Sia in campo progressive che heavy, ad eccezione dei Trust, nulla partorito dai Galletti d’oltralpe non è mai stato degno di essere paragonato a quanto creato dai nostri gruppi. Non fanno certo eccezione ,a mio modestissimo parere,i sempre troppo sopravalutati Northwinds che giunti al quarto album, confezionano comunque un lavoro più che discreto….ma nulla più,constatata ancora una volta l’assoluta mancanza di personalizzazione di un songwriting che, pur perfetto, manca di quel quid creativo indispensabile in campo heavy doom and progressive. Nemmeno dopo una settimana di indefesso ascolto, non sono riuscito ad apprezzare in pieno quanto proposto dal gruppo transalpino e pur cosciente del mio “non essere” obbiettivo e consapevole dell’incipiente arteriosclerosi cercherò comunque di descrivere al meglio “Winter”. Fin dall’iniziale “Land Of The Dead”,è subito evidente il climax generale del cd:accanto a pesantissimi riffs di chiara matrice sabbathiana, ben supportati da keyboards space and prog, troviamo vocals e melodie perfette ma fin troppo pulite ,visto il contesto sonoro,che mio parere inficiano il risultato finale.La seguente “Last Chance”, perfetto connubio fra Witchfinder General, Pentagram e progressive rock, mi conferma purtroppo quanto espresso sopra: perfetto il songwriting, magistrali le sulfuree accelerazioni che violentano un tessuto sonoro ancora perfettamente dark and prog,il tutto però inficiato dalle vocals, ferme, anzi impalate a metà strada fra Ozzy, Zeeb Parkes e Kevin Heybourne. Proprio quest’ultimo viene omaggiato con la cover, musicalmente perfetta, di “Gorgon” che ad un inizio prog and space a là Pink Floyd,contrappone una seconda parte rabbiosa e plumbea al punto giusto se non fosse per il cantato.”Black Tower” è bellissima nel suo incedere psicotico e doomy and dark e precede la lunga suite “Winter”, summa cum laude del credo musicale dei Northwinds nel suo alternare scansioni prog ancora a là Pink Floyd ad improvvise digressioni hard’n’dark.Conclude il tutto l’ottima rendering di “Clear Windowpane” dei Saint Vitus, altro nume tutelare dei nostri. La produzione è perfetta e la grafica bellissima per un lavoro che merita la vostra attenzione…malgrado quanto scritto dal maldestro e forse troppo vecchio e “fissato” scribacchino…
BLACK WIDOW “Set The Light Of Day” (Black Widow/Masterpiece) VOTO – 95 PER CHI ASCOLTA – ……di fronte ai maestri…devo proprio specificarlo???
Dunque, io per primo dubitavo molto sulla validità di tale operazione di ripescaggio,vista la quantità industriale di ristampe più o meno valide del lavoro in questione. All’atto del ricevimento del suddetto prodotto da parte del solerte Massimo però, già la vista della superba grafica del doppio cd aveva fatto vacillare le mie convinzioni da “ integralista islamico di serie Z”. Quando poi ho iniziato l’ascolto, del primo cd “Return To The Sabbat- Sacrifice Demo 1969”,non ho potuto fare altro che cospargermi il capoccione di cenere e genuflesso, ma ovviamente con le spalle al muro,chiedere perdono,pietà e comprensione per un povero scribacchino probabilmente preda di alteriosclerosi incipiente.Inutile descrivere di nuovo old time classics quali “In Ancient Days,Way To Power, Come To Sabbat,Conjuration , Sacrifice & Seduction””.Però meritano comunque due righe la superba prima versione della sofferta “Attack Of The Demon”,in versione hard and psycho e l’altrettanto stravolta versione di “Sacrifice”.Il piatto forte di suddetto primo cd sono però le tre rare tracks tutte cantate dalla spiritata prima vocalist del gruppo Kay Garret: la piece de resistence di “Daddy Babe”,lugubre e psicotica track in magico equilibrio fra il dark prog dei primevi Black Widow e i lisergici Jefferson Airplane, “MadMan’s Song” magico affresco di prog rock ,venato della pazzia psycho che avrebbe poi caratterizzato i Pesky Gee,in pratica i Black Widow con Kay Garrett on vocal,la folk oriented “The Devil’s liar” con un grande violino in splendida evidenza e una versione ancor più drammatica dell’incommensurabile “Mary Clark” con Kip Trevor alle sofferte vocals.Devo pure aggiungere che ,pur essendo “Demo Version”, la qualità del suono è più che discreta …e non posso non pensare a quanto sia costato al buon Massimo tutto questo…..Il valore del secondo cd è ancora più grande in quanto, ripropone il concerto tenuto dai Black Widow al Teatro Lirico di Milano nel lontano 1971, al quale lo scrivente presenziò, privilegi dell’età ragazzi, rimanendo folgorato più dalla visione della leggiadra fanciulla immolata durante “Sacrifice”, immortalata nella splendida foto interna del cd, che dalla musica….che pur era affascinante. Ero giovane,bellissimo e assatanato…nel senso sensuale del termine…..quindi pretendo perdono e comprensione, per aver vissuto comunque uno splendido show, iniziato da “In Ancient Days”, proseguito con l’inedita “I Wish You Would”, deliziato da una magica e vissuta versione della mefistofelica “Come To The Sabbat”, ascoltare prego noi poveri e stravolti presenti battere,mani, piedi e quant’altro presente in teatro, per dettare e sorreggere il ritmo della sabbatica composizione. Credetemi sulla parola ragazzi ,quando vi dico che la qualità amatoriale della rendering,sembra in questo caso,aumentare esponenzialmente l’aurea di demoniaco possesso che pervadeva il malcapitato teatro. “Mary Clark” e “Legend Of Creation”, altro non fanno che preparare il terreno all’’irrompere dell’extended version di “Sacrifice” , che con annessi e connessi ha in qualche modo influenzato tutto il mio futuro “Ascoltar musica”!!!!
CRYSTAL PHOENIX “Crystal Phoenix” (Black Widow/Masterpiece) VOTO – 100 PER CHI ASCOLTA – Epic and prog metal.
Per mia fortuna già possedevo l’originale e leggendario number one dell’etichetta genovese, nonché geniale esordio discografico del gruppo di Domodossola che ruotava attorno alla polistrumentista Myriam Sagenwells Saglimbeni. La nuova ristampa però, oltre che presentare la grafica originale del vinile, gode di una rimasterizzazione da favola , l’aggiunta del demo tape del 1989 e la versione del 2011 di “474 Anno Domini”. L’iniziale e potentissima “Damned Warrior”, mette subito in chiaro quale sia l’ influenze di Myriam: l’epic metal sanguigno e pregno di influenze doom and epic degli Warlord, mediato però da un retrogusto folk and prog di rara genialità compositiva che ben si esplica nella madrigalesca e dolcissima “474 Anno Domini”,che alterna eterei vocalizzi a drammatiche declamazioni epiche,che nella leggiadra ”Somewhere, Nowhere Battle” assumono connotazioni folk pur sommerse da un flavour malinconico arcaicamente prog. L’onirico viaggio nei sogni di Myriam prosegue con la sinfonia decadente di “Loth-er Siniell”, che prelude all’irrompere della stratosferica“Heaven To A Flower/Violet Crystal Phoenix”. Alla prima parte ancora squisitamente folk and prog, questa sofferta composizione antepone un crescendo heavy epic invero degno dei leggendari Warlord di “Deliver Us”. “Dark Shadow” è forse ancor più bella nel suo essere mirabilmente in equilibrio fra pulsioni metal,impennate epic e sofferte melodie ancora di stampo agreste, prima che il tutto confluisca nel maestoso finale heavy prog. Il demo del 1989 contiene “Damned Warrior” e “Heaven To A Flower” in versioni crude ma assai piacevoli a sentirsi, nonché lo strumentale “The Dobe And The Bat”, dal sapore folk and prog. Invero bella la versione del 2011 di “474 Anno Domini”arricchita sia da un grande inciso di piano che da una ritmica più dinamica,che rende il tutto ancor più epico e coinvolgente.
METHODICA “Light My Fire ” (Methodica distribution) VOTO – 75 PER CHI ASCOLTA – progressive rock
Dopo l’ottimo “Searching For Reflections” uscito nel 2oo9 per la gloriosa Underground Symphony e in attesa del nuovo lavoro, il gruppo del singer Massimo Piubelli torna sul mercato con un mini cd di indubbio interesse. All’iniziale, malinconica e decadente rilettura del classico dei Doors, rivisto in chiave progressive, si contrappongono le spumeggianti versioni “brevi” di “Neon” assai heavy in questa nuova veste e “The Marble Column”, ancora prog ma più hard nel costrutto, indubbi punti di forza del lavoro targato 2009. Ma è l’inedita track a titolo “Knast” a costituire il punto di forza del minicd: potente, dinamica e al limite dell’heavy speed, solo nelle forsennate digressioni melodiche mantiene le caratteristiche del rabbioso hard and progressive del gruppo. Bello pure il video di “Light my Fire” che chiude un prodotto che rende ancor più spasmodica l’attesa per il nuovo lavoro e ottima pure la produzione.
VIDOCQ“Vidocq” (Andromeda Relix) VOTO – 85 PER CHI ASCOLTA – hard and progressive rock.
Enrico Rigolli alla voce,Graziano Picco alla chitarra , Massimo Martinetto al basso e Alex Quagliotti alla batteria esordiscono con un lavoro tutto sommato pregevole, nel suo essere a cavallo fra hard rock e soluzioni progressive che non disdegnano pure imputs folk. L’iniziale “Cuore Nero” è rugginoso hard ‘n’blues di ottima fattura,con squarci nel prog e al quale si abbina pure un testo,rigorosamente in lingua madre,forse fin troppo “scolastico” ma comunque assai incisivo,cosa che purtroppo non si ripete nella seguente “Polvere Da Sparo”, nella quale il farraginoso e prolisso cantato inficia non poco il risultato finale di una track ancora hard rock.Al contrario “Volo”, è perfetta nell’abbinare testo e musica, che in questa occasione assume connotati progressive rock soprattutto all’altezza del refrain che ricorda non poco i New Trolls di “Aldebaran”.Bellissima l’agreste e dolcissima “Il Volo Del Falco” fra Lingalad, Branduardi e Orme,guarda caso rappresentati al meglio dall’ospite Aldo Tagliapietra che divide le liriche con Vittorio De Scalzi,uno dei leaders dei New Trolls . “Frà Diavolo” è micidiale hard’n’roll di ottima fattura,seguita a ruota da “Tanto Tempo Fa” piacevole e assai melodico hard rock a metà strada fra i New Trolls e le orme di “Smogmagica” ,ancora ben presenti del resto nella dolce “Welcome (Resta Tra Gli Dei) che nel suo essere soffusamente progressiva rimembra pure gloriosi ensemble dei ’70 quali De De Lind, Jumbo e Jet. “Genesi” poteva e doveva essere rifinita al meglio in quanto,lo splendido inciso di piano che la caratterizza e funge da contraltare a improvvise digressioni nell’hard rock mal si concilia con un refrain sconclusionato, difetto questo che sì riscontra pure nella seguente “Contro Il Tempo”. Grandiosa invece “Vidocq”, che impreziosita dall’ospite Laura Conti voce solista del gruppo di Paolo Conte,si sviluppa secondo le caratteristiche del movimento neo folk.. Chiudono un prezioso e ottimamente prodotto digipack l’ottima e sofferta riproposizione della stupenda “750.000 Anni Fa….L’Amore” del Banco Del Mutuo Soccorso e l’altrettanto splendida rendering di “No Time No Space” di Franco Battiato, che dimostrano tutta la classe esecutiva di un gruppo a mio modesto giudizio solo bisognoso di indirizzare meglio la loro indubbia creatività.
THE BLACK “Refugium Peccatorum” (Black Widow/Masterpiece) VOTO – 95 PER CHI ASCOLTA – Dark and doom metal.
Per la prima volta in cd, il terzo album del grande Mario Di Donato originariamente uscito solo in vinile nel 1995, al quale si aggiungono tre bonus tracks e una viste grafica interna invero bella. Il particolarissimo dark metal dei The Black, pregno di influssi Occult dark and prog , l’iniziale “Refugium Peccatorum”,”Prex II”, “Orate Frates”si arricchisce di pregnanti imputs heavy dark e latenti influenze della Nwobhm come nella durissima “Mortalis Silentium” e nella doomy “Animae” andando a definire, grazie anche alle vocals in latino il “Metal Mentis” che troverà poi piena esplicazione nei successivi “Golgotha”,”Capistrani Pugnator” e “Gorgoni”. Grandiosa in tal senso “De Profundis Tenebrarum” con le epiche vocals del superbo Eugenio Mucci in primo piano e se “Atratus” è ancora intermezzo occult dark, la seguente “VII Orbis” è heavy doom allo stato selvaggio, violentato da improvvise accelerazioni che non possono non richiamare alla mente gli Angelwitch . “Lux Veritas” è lugubre e lisergico doom, mentre “Juvanum I” si colora di inputs dark con ancora Eugenio Mucci al proscenio, che si stemperano nella funerea e conclusiva “Salva Me”. Ma, il piatto forte di questa graditissima reissue sono senz’altro le tre bonus track: “Lux Veritas Est”del 2010 è durissimo heavy dark che testimonia quanto sia evoluto in tempi più recenti il suono del geniale Mario, “Hallow’s Victim”(2010)è una riuscitissima cover dei Saint Vitus, mentre “Obscura Nocte” targata 2001 è altro tenebroso heavy dark di assoluto valore.
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