Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


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L'Antro di Ulisse Vol. XXII


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L'Antro di Ulisse, Volume IX

L'ANTRO DI ULISSE

Tales from the NWOBHM, and more... Volume IX, a cura di 

 

ALBERTO RADIUS

(Banca d’Italia)

Video Radio/Self distribution

VOTO – 90

PER CHI ASCOLTA – Rock and pop….in punta di piedi……

 

Premetto che per lo scrivente è un onore recensire il nuovo lavoro di un autentico monumento della musica italiana, qual è Alberto Radius e quindi mi sembra d’obbligo un piccolo excursus nella storia di questo grande musicista, troppo spesso accostato con stupidità alla canzone leggera italiana, della quale e comunque, ha sempre costituito l’ala colta ed evoluta. Dunque, dopo una brevissima apparizione nell’embrione della PFM, sul finire degli anni ’60, nel 1969  fonda la Formula 3 con la quale scrive le prime e fondamentali pagine del beat italiano con lavori quali “Dies Irae” del 1970, “Formula 3”, “Sognando e Risognando” e “La Grande Casa” dei successivi anni  a proposito dei quali , è assolutamente riduttivo per il valore artistico e strumentale del gruppo, dire che la Formula 3 era “solo” il gruppo che accompagnava il pur grande Lucio Battisti. Del resto, brani stupendi quali “Dies Irae, Nessuno Nessuno, L’Ultima Foglia, Aeternum, Rapsodia di Radium, Bambina Sbagliata, La Grande Casa” testimoniano benissimo quanto fosse geniale la ricerca musicale di Alberto e compagnia, che rileggevano il beat/ pop italiano dell’epoca attraverso massicce dosi di rock and blues e  grazie all’Hammond di Gabriele Lorenzi , colorando  il tutto di rock progressivo assai psichedelico. Nel 1974 costituisce con altri quotatissimi musicisti quali ad esempio Vince Tempera e Gianni Dell’Aglio dei Ribelli, il supergruppo Il Volo e incide due stupendi dischi  di progressive rock e sperimentazioni jazz and fusion, quali l’omonimo esordio e “Essere o non Essere?”dove Alberto mette a fuoco tutto il suo background che spazia da Hendrix ai Beatles . Parallelamente porta avanti la sua carriera solista che raggiunge la massima espressione a mio modesto parere in “Carta Straccia” del 1977 , nel grandioso “America Good-Bye” del 1979 e “Gente di Dublino” del 1982 . Dopo un lungo silenzio, il precedente “Please Me My Guitar” risale al lontano 2004, Alberto si ripresenta sul mercato con un lavoro a mio giudizio sicuramente all’altezza del suo passato dove ,trovano posto le diverse anime del suo essere musicista. Infatti, se l’iniziale “Banca D’Italia” paga dazio al miglior De Andrè nel suo essere cruda e malinconica fotografia della società attuale , la seguente “Il Tango Di Dedalo” è un micidiale swing con tanto di piano  in  evidenza. Con la bellissima “Colombo e L’Uovo”a salire al proscenio è la chitarra di Radius che prima sorniona e poi dirompente,marchia a fuoco una track di hard rock dall’incredibile eleganza compositiva, cosa questa che caratterizza pure il dolce slow de “La Cerchia Dei Dannati”,che mi commuove nel ricordarmi l’altrettanto sofferta “Patricia” dall’album del 1979.

Davvero basterebbero queste due stupende track a giustificare l’acquisto del cd, ma ovviamente non è ancora finita e infatti “Faccio finta che ci sei” è dirompente rock and fusion track che procede la dolcissima ballad a titolo “Dusserdolf” e l’hard and blues sinfonico della comunque commovente “Nell’Universo Mondo”.D’uopo ricordare a questo punto che Alberto è pure un eccellente vocalist e il funky rock dell’ironica “Talent Show” lo dimostra ancora una volta e se mi piacciono poco sia “Dimmi chi ha Vinto” che “La Creazione”,nella malinconica “Non Vale Più”, prima all’acustica e poi in chiave solista, Alberto mette in mostra tutta la sua classe.  “Piccoli Amici” è ancora una pregevole ballad dal sicuro appeal radiofonico,seguita dalla sofferta e lirica “Chiede Aiuto Quella Madre”, dal testo attualissimo sorretto da un riffing guitar discreto ma assai incisivo. Se “Countdown” è nel costrutto rock blues,la conclusiva “Come Suona Il Tempo” è ancora un pregevole slow che conclude degnamente un lavoro oltretutto ottimamente prodotto  U.C.

    

 

SHADOWS OF STEEL

(Crown of Steel)

Underground Symphony/Self

VOT0 – 80

PER CHI ASCOLTA – melodic power speed

 

 A quasi 11 anni dall’ultimo “Second Floor” e a 6 dal lavoro solista di Wild Steel, torna sul mercato il gruppo italiano che più di ogni altro interpreta in chiave nostrana quanto in Germania è patrimonio esclusivo di gruppi blasonati quanto i Masterplan…tanto per non fare nomi. Specifico subito che a mio giudizio,il nuovo lavoro non è certo inferiore né per songwriting né per produzione ai gruppi d’oltralpe….anzi, la raffinata eleganza degli arrangiamenti ad opera delle keyboards di Andrew McPauls e il possente rifferama delle chitarre ad opera di Ice Raven,Yackson e Andrè La Fisic, porta alla creazione di micidiali track quali l’iniziale “Crown Of Steel”. Se a questo aggiungiamo la torrenziale sezione ritmica  di Frank Andiver e Steve Vawamas  rispettivamente drummer and bass e le vocals sempre di sicuro impatto del leader Wild Steel,otteniamo l’ottima

“On The Waves Of Time”, nella quale la componente power strapazza per bene la pur sempre presente  componente sinfonico-melodica, che  caratterizza il refrain e impreziosisce pure l’ancor velocissima “Never Say Goodbye”, spezzata comunque da breaks classic di indubbia efficacia.

Uno degli episodi migliori dell’intero lavoro senza dubbio, seguito a ruota dall’altrettanto virulenta “Nightmare”, power sinfonico davvero di raffinata eleganza e dalla torrenziale doppia cassa che sorregge “The Light In Your Eyes”, impreziosita però da stop and go ancora di matrice classico-melodica. Se “Outsider”è ancora sconsideratamente power speed, la seguente “Recall” è una struggente slow ballad davvero d’altri tempi a cui segue la conclusiva “Cast Away” che aggiunge al sound del rinato gruppo,una dirompente componente epica davvero coinvolgente.Certo il sound complessivo è inesorabilmente datato anni ’90 e in fondo nulla aggiunge ,ma nemmeno nulla toglie a quanto creato dagli Shadows of Steel in passato ma, il lavoro è assai piacevole all’ascolto, la produzione è eccezionale e la prestazione dei singoli musicisti degna di lode, per cui alla faccia di tutto e tutti...bentornati ragazzi!!!!!                                                                       U.C.

 

IMPERO DELLE OMBRE/BUD TRIBE

(Split 12’)

GoodFellas Record/Jolly Roger Records

VOTO – 85

PER CHI ASCOLTA – Dark progressive & classic heavy.

 

Per festeggiare i primi 5 anni di attività la Jolly Roger ha pensato bene di pubblicare questo split 12’,che se da un lato ripropone sul mercato il primo 45° della label, ne amplifica il contenuto con altre 4 tracce, due per ogni gruppo coinvolto. Cominciamo con L’Impero Delle Ombre che, a fianco

del violento heavy  dell’inedita “Corvi Neri”, comunque marchiata a fuoco dagli input dark del gruppo dei fratelli Cardellino, presenta una rude e crudissima versione della perversa “Divoratori Della Note”, heavy dark progressive track di eccelsa fattura,concludendo il tutto con la versione rimasterizzata di “Dr.Franky”, heavy speed track di inusitata violenta, che comunque denota tutto lo sviscerato amore dell’Impero per le sonorità della NWOBHM. Il lato della Bud Tribe, comprende le due bonus track dell’ultimo lavoro: l’heavy ‘n’roll di “Warrior Creed”, l’hard rock classico della martellante “Rule  The Lightning” e la versione rimasterizzata della furibonda “Star Rider”che davvero e da sola giustificherebbe l’acquisto del vinile,oltretutto edito solo in 250 copie, in vinile rosso le prime 100 e in vinile nero le altre 150, tutte comunque dotate di ottima grafica.  U.C.

 

SACRILEGE

(Demon Woman)

Jolly Roger Records/Andromeda Relix

VOTO – 80

PER CHI ASCOLTA –  heavy dark and doom.

 

Stampa in vinile (le prime 100 copie sono di color viola)del demo del 1986 di questa sorta di supergruppo costituito da membri di Epitaph e Black Hole.Luca Gorna on vocals, Nicola Murani on guitars, Fley alle keyboards, Marco Fill al basso e Mauro Tollini on drums ci propongono, anzi proponevano allora, un sound  che incorpora stilemi  doom a impennate heavy dark , pur rimanendo nell’alveo di quanto prodotto nell’alveo del “defunto” Paul Chain come ben testimonia del resto la lugubre “Sacrilege” e pure l’introduttiva e assai heavy “Demon Woman”. Se “Siel” è mortifero doom dall’incedere minaccioso e gravido di drammaticità, la conclusiva “Voodoo Ritual” è un coacervo fra dark and doom allo stato selvaggio,violentato da improvvise accelerazioni heavy. Per essere il primo demo il materiale era di assoluta qualità, pur nel suo essere, per forze di cose comunque, assai derivativo .I ragazzi erano bravi e peccato solo che il gruppo non abbia avuto futuro. Non ci resta che gustarci questa ristampa, dalla grafica assai coinvolgente e dal suono ottimo.          U.C.

      

 

FUNGUS

(The Face Of Evil)

Blood Rock Records/Black Widow distribution.

VOTO – 95

PER CHI ASCOLTA – progressive rock.

 

Incredibile quanto uno pensi di conoscere tutto per poi invece rendersi conto di non sapere nulla. Pensavo di conoscere  la scena underground italiana ed invece, ecco spuntare  dal nulla questa band genovese dedita al progressive rock. Dorian  Deminstrel (guitars,vocals) , Alejandro J.Blissett

(all guitars), Claudio Ferreri on keyboards, Zerothehero (Bass, flute) e  Caio on drums, pescano a piene mani  nel progressive dei ’70, pur rimanendo personalissimi in virtù di una mistura assai corroborante fra classic prog, hard rock e psichedelia non disdegnando neppure input folk. Non conosco purtroppo i primi due album ma già questo lavoro è a mio giudizio sintomo di una maturità compositiva davvero superiore alla media. Se il primo brano “The Face Of Evil”, è malinconico quanto i Van Den Graf Generator, dolce come i Caravan , teatrale quanto lo erano i Black Widow meno oscuri del primo album, l’incipit del piano non può non ricordare l’incedere solenne di Jesus Christ Superstar, anche se quando sale al proscenio la psicotica chitarra di Alejandro sono i May Blitz che mi ritornano alla mente. Quadro composito quindi ma perfettamente amalgamato, grazie al substrato di progressive italiano, l’influenza dei Jumbo è a mio modesto parere preponderante sul resto,che lo tiene mirabilmente unito come  del resto dimostra pure la seguente e dolcissima “Gentle Season”, dal suadente incedere che confluisce nell’altrettanto dolce “The Great Deceit”. Se “Rain” è ancora ancestralmente prog, venato di un sottile flavour dark ,ancora legata a doppio filo ai Black Widow,  la seguente “The Key Of The Garden” mette in mostra  il lato agreste e deliziosamente folk del gruppo ad avere il sopravvento. Se per “Share Your Suicide III”, possono essere chiamati in causa i primissimi Uriah Heep, riletti però nell’ottica oscura e sinfonica dei Goblin, la seguente “Angel With No Pain” è squassata da input hard and prog, breaks melodici e improvvise impennate che davvero non possono non ricordare il propedeutico gruppo di Ken Hensley  ,mentre con “Better Than Jesus” si torna nel sicuro alveo del Pazzo Mondo di Arthur Brown, pur nella latente malinconia che ottenebra il tutto. Scusatemi ragazzi per i continui riferimenti ma, l’almeno apparente “lesa maestà” , mi sembra indispensabile per far capire il caleidoscopico mondo musicale dei Fungus, la cui classe esecutiva e compositiva è comunque dimostrata ancora una volta da “Requiem”, hard and progressive track che alterna digressioni melodiche a impennate hard and heavy ancora di matrice Uriah Heep, mentre la conclusiva “The Sun” è la “summa cum laude”del credo musicale del gruppo. La produzione,volutamente vintage e la grafica del cd mi piacciono assai. Davvero bravi!!!!!!                                                            U.C

 

 

CARONTE / DOOMRAISER

(Split ep)

Blood Rock Records/Black Widow distribution

VOTO – 9O

PER CHI ASCOLTA -   Heavy Doom.

 

Davvero interessante questo lavoro che vede accoppiati i veterani di Roma e gli esordienti Parmensi,edito dalla Blood Rock in vinile, 150 copie nero, 150 porpora e 150 verde, e in cd dalla Lo-Fi Creatures.Il lato A contiene “Dream Killers” ,sofferta e sepolcrale composizione che, al  sacrale organo che la introduce, contrappone selvaggi riffing heavy doom di perversa intensità, sublimi Drugo and Killer on guitars, sui quali si ergono terrificanti e ieratiche vocals , per un allucinante viaggio negli inferi che non disdegna neppure digressioni space and gothic ancora grazie all’organo di quel pazzo di Cynar, il tutto ovviamente supportato dalla granitica sezione ritmica di BJ e Pinna. Il lato B contiene invece le due composizioni dei Caronte:Se “Back from The Grave”è allucinato heavy doom a cavallo fra Type O Negative e Danzig,riletto però attraverso l’ottica cosmica  e depravata degli Hawkwind ,la seguente “Journey Into The Moonlight” pur rimanendo oltremodo lisergica e psicotica nel flavour,è ancor più catacombale nel suo incedere minaccioso e perverso, dominata dalle vocals allucinate di Dorian Bones e da brutali riffing di guitars and bass che si sublimano nella violentissima accelerazione finale. Bella la pur minimale grafica del cd in mio possesso e acquisto obbligatorio per i cultori del “Lato Oscuro della Forza”,anche perché,cosa non da poco,pur essendo uno split ep/Mini cd, si possono gustare 30 minuti di ottima musica.   U.C.

 

 

VERATRUM

(Sentieri Dimenticati)

Buil2 Kill Records/Audioglobe

VOTO – 90

PER CHI ASCOLTA – Black and Death Metal.

 

Haiwas (vox, lead guitar, keyboards), Caim (rhythm guitars), Marchosias (bass) e Sabnok on drums pur essendo all’esordio, presentano un lavoro assai valido sia dal punto di visto esecutivo che compositivo. Il loro sound infatti è un crudele coacervo fra black and  death metal , solenni aperture epic e fugaci digressioni doom, caratterizzato vieppiù da testi in italiano che, lontano dai soliti e ritriti cliché del genere, trattano del viaggio dell’uomo alla costante ricerca del sapere,ovviamente nel senso esoterico del termine.Proprio quest’ultima caratterista,permette al gruppo,pur con gli inevitabili riferimenti a maestri del genere quali Carcass, Cannibal Corpse and Death , di sviluppare un suono assai potente,ma sufficientemente personale come del resto dimostra “Uomo”, che introdotta dall’ossianica prefazione de “La Voce Del Silenzio”,si sviluppa su coordinate Death and epic pur sconfinando nel black più oltranzista all’altezza del refrain.Haiwas  alternando feroci scream vocals ,che preferisco ,a rabbrividenti growls,caratterizza da par suo pure l’altrettanto distruttiva “Lo Sventramento Dei Guardiani Della Terra Cava”,che mette in risalto pure la sezione ritmica ,ancora protagonista nell’ancor dinamica “I Trionfi Più Grandi” ,dove alterna blast beat velocissimi a deflagranti breaks epic and Death, che non possono non ricordare pure gli Opera IX.

L’influenza del gruppo di Ossian è altresì ben evidente nella potentissima“Ars Goetia”, summa cum laude del credo musicale del gruppo di Bergamo,mi piace da matti l’epico refrain incastonato fra blast beat di inusitata violenza .Se “I Bracieri Del Tempio Di Thot”è l’esoterica intro dell’ancor epicissima ma comunque e sempre violentemente black and death “Ritorno Ad Atlantide”,altro must del lavoro, la doomy oriented “Orizzonte” prepara all’irrompere della perversa “Thule”, pazzesco coacervo fra sfuriate black,interludi death e solenni aperture epic chi mi hanno ricordato pure gli imprescindibili Bathory. Conclude un davvero ottimo lavoro “Agarthi”,che contiene oltre al resto, pure stop and go di  matrice thrash .Ottima la produzione, anche se il cantato in growls, almeno al primo ascolto, non facilita certo il “capire” i testi oltremodo interessanti. U.C.  

 

INGRANAGGI DELLA VALLE

(In Hoc Signo)

Black Widow Records/Masterpiece

VOTO – 80

PER CHI ASCOLTA – progressive rock.

 

Specifico subito che al progressive rock  ispirato da Quella Vecchia Locanda,Banco Del Mutuo Soccorso e Premiata Forneria Marconi per il passato, Maschera di Cera e Il Bacio Della Medusa per il presente, questa giovane e promettente band  capitolina,aggiunge massicce dosi di Jazz and fusion, caratterizzando il tutto con il sapiente uso del violino di Marco Gennarini. Tutto questo è ben testimoniato dall’iniziale “Cavalcata”,che al substrato hard che la caratterizza,sovrappone ardite impennate fusion e dolci interludi,anche se poi le keyboards di Mattia Liberati,altro punto di forza del gruppo, pagano dazio pure alle Orme,ben presenti pure nella seguente e ancor dinamica “Mare In Tempesta”. “Via Egnatia” alla dolce parte iniziale, bella la chitarra in Gilmour style di Flavio Gonnellini, contrappone uno sviluppo sonoro jazz and fusion davvero d’alta scuola, che non disdegna comunque aperture hard,anche se i questo caso avrei gradito una duttilità vocale maggiore da parte del pur bravo Igor Leone. La composita “L’Assedio Di Antiochia” mette in evidenza ancora le keyboards dapprima in lotta con la chitarra e poi degno supporto del violino che si avventura ancora in divagazioni fusion che mi hanno ricordato pure i Saint Just,anche se in ultima analisi sono ancora PFM e BMS a influenzare il tutto. La bellissima “Fuga Da Amman” aggiunge al sound del gruppo pure influssi medio orientali e davvero splendido è  l’ardito arrampicarsi del violino sul crescendo hard che ne caratterizza la parte centrale,prima che la solista e il piano immergano il tutto in una suadente atmosfera jazz and prog. Insomma un quadro assai composito che però dalla seguente “Kairuv’an”, ancora jazz and fusion, spezzato da breaks sognanti, inizia a dimostrarsi fin troppo prolisso e ripetitivo pur nella bellezza intrinseca di composizioni quali “Masqat” , “Jangala Mem” e “Il Vento Del Tempo” anche se quest’ultima si giova di input alla

King Crimson,che valorizzano il tutto.La produzione è ottima ,il concept alla base delle liriche riguardante la prima Crociata è interessante e da ricordare è pure la presenza di David Jackson a sax e flauto traverso.                                                                                                                       U.C.

 

IL CERCHIO D’ORO

(Dedalo e Icaro)

Black Widow Records/Masterpiece

VOTO – 100

PER CHI ASCOLTA – progressive rock.

 

Che bello ragazzi!!Per un cavernicolo del rock quale sono è una gioia immensa poter commentare

il nuovo lavoro di un gruppo degli anni ’70. Si avete capito bene, Il Cerchio D’Oro è un gruppo dei seventeen e il progressive rock che propongono non è influenzato dal suddetto movimento, ma “è” il progressive di quegli anni irripetibili.Infatti,il gruppo nasce sul finire del 1974 in quel di Savona e per un  amaro scherzo del destino, proprio nel momento più critico per il progressive  italiano dell’epoca, riuscendo solo a pubblicare alcuni 45 giri peraltro con un altro monicker. Ma i fratelli Terribili….ops… Gino Terribile (batteria,voce) e Giuseppe Terribile (basso,voce e chitarra acustica) tengono duro e alla faccia di tutto e tutti si ripresentano  nel 2006 integri, incazzati e preparati più che mai nella formazione originale comprendente Franco Piccolini alle tastiere, Piuccio Pradal anche ottimo vocalist e  Roberto Giordana alle chitarre. Ovviamente e non poteva essere altrimenti, il mio vate… Maximo… della Black Widow, archeologo rinomato anche se un poco fissato su strani gruppi d’oltralpe, li acchiappa al volo dando modo al gruppo di registrare nel 2008 “Il Viaggio di Colombo”. Scrollata la ruggine dal groppone e arruolato pure un terzo chitarrista, Bruno Covone, il gruppo  sforna questo nuovo lavoro che surclassa di gran lunga il pur affascinante lavoro  d’esordio, in virtù di un sound attuale ma magicamente ancorato agli stilemi di quegli anni.Essere nonni a volte aiuta ragazzi e il Cerchio D’Oro ne è la dimostrazione :cavolo sembra “Jurassic Park Parte IV” e non per caso collaborano al lavoro altri “Nonnini Terribili” quali ad esempio Pino Sinnone dei Trip,ero quasi commosso nel rivederlo dopo secoli,che impreziosisce con il  suo drumming essenziale ma particolarissimo, la micidiale opener track “Il Mio Nome è Dedalo”  che al synth da sballo che ne caratterizza l’inciso,unisce digressioni hard rock davvero d’altri tempi. Tutta la classe del gruppo si libera però nella seguente “Labirinto”, con ancora le stupende tastiere di Franco Piccolini al proscenio, sulle quali si deposita un guitar solo da brividi e il leggiadro flauto dell’altro vecchiaccio presente Martin Grice dei Delirium,nonché un commovente inciso di piano forte. Lo stesso piano caratterizza e supporta magistralmente la composita “La Promessa”, che alterna breaks dolcissimi a impennate hard con organo and guitars in evidenza e splendidi cori a capella ,per una rendering complessiva oserei dire commovente. Insomma, prog sinfonico d’eccellenza  che nella seguente “L’Arma Vincente”, con Giorgio Piazza della PFM al basso, raggiunge vette di poesia davvero d’altri tempi con ancora il piano  e le tastiere sugli scudi e pazienza se il cantato è forse fin troppo aulico e un poco stucchevole, unico piccolissimo neo di un grande lavoro,ma la musica è talmente bella che davvero tutto il resto non conta. Se “Una Nuova Realtà” contrappone sferzate hard a maestose aperture sinfoniche,grandi ancora i cori ,la seguente

“Oggi Volerò” è superba nel suo essere  dolcissima ,anche se squassata da inserti di electric guitar per un assunto sonoro generale in magico equilibrio fra Nuova Idea,Orme e….Cerchio D’Oro e trova il giusto compimento nell’altrettanto dinamica “Il Sogno Spezzato”,altro bijou di hard prog.

La conclusiva “Ora Che Son Qui” è semplicemente da ascoltare in religioso silenzio :Ettore Vigo al piano e Martin “prezzemolino” Grice al sax,impreziosiscono ulteriormente una track malinconica che conclude degnamente un grande lavoro.La produzione è fantastica, la grafica del cd pure e rimane solo da dire che in aggiunta troviamo una sezione video assolutamente da sballo, con Il  Cerchio on stage impegnato nella riproposizione di grandi classici quali “Il Sole Nascerà,Sguardo Verso Il Cielo,Impressioni Di Settembre”.Che volete di più???          Buy or Die!!!!!!       U.C.